Tre inediti di George Szirtes. Traduzione di Alessandra Bava

Tre inediti di George Szirtes. Traduzione di Alessandra Bava

“In the Hotel Room”, “Caedmon” e “Leave it to Us”  sono tre inediti di George Szirtes. Traduzione di Alessandra Bava.

In the Hotel Room di George Szirtes
for Clarissa

In the hotel room, in the dim lamplight, in her black slip,
she turned her head this way and that in the soft glow.
It was all too fragile: the darkness, the faint curve of her lip,
the slant cut of her hair, since nobody could know
just when the hard light of the corridor might burst
into that tenderest space and prove the space illusion.

Whether it was his hand or the bedside light that came first
to define what she felt, such moments of vision
were rare, with most blossoming suddenly out of so little.

It is hard being in darkness and light all at once,
to be sheltered yet vulnerable, now solid now brittle,
to be subject of both self-construction and chance.

Everything remains in its stillness while also in flight.
Love and the skin. Love and the nerves. Love, time, and night.

Nella stanza d’hotel di George Szirtes
a Clarissa

Nella stanza d’hotel, nella fioca luce della lampada, nel suo slip nero,
volse la testa da questa e quella parte nel morbido bagliore.
Era tutto così fragile: l’oscurità, la curva lieve del suo labbro,
il taglio obliquo dei suoi capelli, poiché nessuno poteva presumere
quando il vivo fulgore del corridoio sarebbe esploso
nello spazio più tenero, mostrando dello spazio l’illusione.

Se fosse stata prima la mano di lui o la luce del comodino senza preavviso
a definire ciò che provava, quei momenti di visione
erano rari, i più sbocciavano repentinamente dai così esili.

È difficile essere nell’oscurità e nella luce d’improvviso,
essere protetti eppure vulnerabili, ora fermi ora labili,
essere sottomessi sia all’auto-costruzione che al caso.

Ogni cosa rimane nella sua fissità anche quando in volo.
Amore e pelle. Amore e nervi. Amore, tempo e crepuscolo.

*

Caedmon di George Szirtes

My mouth was empty
when the words flew out, light, free,
loud, unencumbered.

I watched them swooping
over rooftops, their flight path
dazzling and certain.
They were beautiful!
How marvellous to master
the air and let go!

They made shapes in voice
and light. They were the language
of grace in movement.

Being so dazzled
I forgot everything else.
I was blank, weightless.

I became language,
a hot mouth, a form of flight
powered by rapture.

I could be written
out of the world, be nothing
but the cry of birds.

My mouth was empty,
there was nothing left in there
except a hot tongue.
Fly home dear words. Nest
in my mouth. My tongue is hot
with yearning for you.

Let me believe you.
Speak me into being. Sing
the heart of the house.

Caedmon di George Szirtes

La mia bocca era vuota
quando le parole si involarono, leggere, libere,
sonore, sgombre.

Le ho osservate discendere
sopra i tetti, il loro sentiero di volo
abbagliante e sicuro.

Erano bellissime!
Che meraviglia domare
l’aria e lasciarsi andare!

Formavano figure di voce
e luce. Erano il linguaggio
della grazia in movimento.

Essendo tanto stupefatto
dimenticai ogni altra cosa.
Ero svuotato, senza peso.

Divenni linguaggio,
una bocca ardente, una forma di volo
alimentata dall’estasi.

Potrei essere scritto
fuori dal mondo, non essere altro
che grida di uccelli.

La mia bocca era vuota,
non vi era rimasto null’altro
eccetto una lingua ardente.

Volate a casa parole care. Annidatevi
nella mia bocca. La mia lingua arde
di desiderio per voi.

Lasciate che vi creda.
Parlatemi fino a farmi essere. Cantate
il cuore della casa.

*

Leave it to Us di George Szirtes

We are moving on.
It is night. Our legs are tired
of walking through fields.

Thinking exhausts us
and feeling is a lost cause.
Time is against us.

Once we had bodies,
now there are these heavy limbs
we have to carry.

Leave them behind now:
body and mind, the grudges
you are still nursing.

Before you arrived
there was something else. The land
preceded your eyes.

All that open air
has settled into your lungs
and demands a home.

Move away from it.
There is little left for you
except words like these.

And words too must go
back to the fields they came from
to be replanted.

You must plant yourself.
You must release earth and seed.
Leave it to the wind.

Leave it to us.

Lasciala a noi di George Szirtes

Proseguiamo.
È notte. Le gambe sono stanche
di camminare attraverso i campi.

Pensare ci rende esausti
e provare è una causa persa.
Il tempo è contro di noi.

Una volta avevamo corpi,
ora abbiamo questi arti pesanti
che dobbiamo portarci dietro.

Lasciali alle spalle adesso:
corpo e mente, i risentimenti
che stai ancora allattando.

Prima che arrivassi
c’era qualche altra cosa. La terra
precedeva i tuoi occhi.

Tutta quell’aria aperta
si è stanziata nei tuoi polmoni
ed esige una casa.

Allontanati da lei.
È rimasto poco per te
eccetto parole come queste.

E anche le parole devono
tornare ai campi da cui provenivano
per essere ripiantate.

Devi piantare te stessa,
Devi liberare la terra e seminare.
Lasciala al vento.

Lasciala a noi.

***

George Szirtes nasce a Budapest nel 1948 e si trasferisce in Inghilterra nel 1956. Studia Belle Arti a Londra e a Leeds. Le sue prime poesie appaiono in riviste letterarie a partire dal 1973 e il suo primo libro, The Slant Door, viene pubblicato nel 1979, vincendo il premio Faber Memorial l’anno seguente.

Nel 1982, con la pubblicazione del suo secondo libro, November and May, viene invitato a divenire Fellow della Royal Society of Literature. Da allora ha pubblicato diversi libri e vinto numerosi altri premi compreso il prestigioso T.S. Eliot Prize per Reel nel 2005.

Ritorna nella sua città natale, Budapest, per la prima volta nel 1984. Ha lavorato alacremente come traduttore di poesie, romanzi, teatro e saggistica dall’ungherese in lingua inglese e ha vinto numerosi premi in questo ambito. I suoi lavori sono stati tradotti in numerose lingue.

Szirtes vive vicino Norwich con la moglie e pittrice Clarissa Upchurch, dalla quale ha avuto due figli.