Epigrammi funerari greci // 1 # Traduzione e curatela di Mario Massimo

Epigrammi funerari greci // 1 # Traduzione e curatela di Mario Massimo

Traduzione a cura di Mario Massimo di alcuni epigrammi funerari greci che appaiono oggi in tutta la meraviglia dei loro versi.

1

Dolci, interminabili giochi
ho giocato, insieme ai compagni
della mia età, fiorendo dalla terra,
e sono terra di nuovo.
Sono Aristocle del Pireo
Figlio di Menone

2

Questa tomba rinchiude
Temistocle di Temisone di Antioche,
ragazzo di dodici anni
che, soffrendo lo spasimo,
è morto con la fermezza,
la lucidità, di un adulto,
non sfuggendo alla forza delle Moire.

3

Tomba di Frasiclea.
Mi chiamerò ragazza per sempre:
invece delle nozze, dagli dèi
ho avuto questo nome.

4

Affanno e pianto a mio padre Filisco,
alla madre mia sventurata, straniero,
lascio scendendo alla casa di Ade,
ucciso selvaggiamente da un orso feroce
che mi strinse le carni fra le zanne.
E sono morto a ventisette anni:
così la Moira mi porta, infelice,
verso l’Ade, e fa vedovo il mio letto,
e io abito sotto la terra profonda,
vedendo il letto di tenebra, dove mia moglie
non mi si corica accanto, né sento
nelle orecchie la voce di mio padre
o di mia madre, ma l’Ade di nebbia
e di buio mi avvolge, Timela infelice
per come ho dovuto finire la vita.

5

Era un ragazzo che vale, Polide,
il figlio di Echecratide: la casa
è piombata nel buio, quando è morto,
ancora acerbo.

6

Ero ragazzo, ed ero sempre allegro,
e mi voleva bene, la gente,
e i ragazzi al ginnasio, i miei compagni
di adolescenza. Sono morto in guerra,
per difendere Delfi. Mio padre
è Neone, io sono Euanorida.

7

Vinco a Nemea, e le Basileia tre volte,
da ragazzo e da uomo; nel pugilato
conquisto la terza corona.
Muoio guidando una schiera di armati,
in prima linea. Sono il grande Atanico,
abbattuto da Ares feroce.

8

A Pafo, alla città del padre, Andromaco
andrà, portando l’urna, e il dolore,
di Aristanacto, il fratello.
Tu, vecchio Mennea, non vedrai i trofei,
ma le ossa, di tuo figlio
morto a Rodi, in terra straniera.

9

L’amico delle Muse, e della vita,
Filea, è andato agli oscuri giacigli
dei morti, secondo la Moira,
e aveva solo tre anni più di venti:
i genitori, vecchi, distrutti,
piangono l’unica loro speranza,
e le nozze che il figlio non farà mai.
Ma tu, Persefone, mandalo (è puro,
il suo animo) al luogo dei beati.

10

Avevi lode di donna, fra gli uomini,
Antippe: più di tutte. E ora, morta,
ancora l’hai.

11

La gentilezza innata,
l’intelligenza e insieme il buon nome,
sono rari, in una donna.
A Glicera toccò la fortuna di averli.

12

Il piccolo tempio e l’immagine
di Aspasia, di bei lineamenti,
pose Dioghenide, ripagandola
della sua tenerezza.

13

Per la tua dolce, fedele amicizia,
l’etera Eutilla ha messo questa stele
sulla tua tomba, Biote:
conserva sempre il ricordo,
e le lacrime, e il pianto,
della tua giovinezza stroncata.

14

Né pepli né oro,
ammirò questa donna, nella vita,
ma volle bene al marito
e fu prudente. Tuo marito Antifilo
adorna questa tomba, Dionisia,
non la tua giovinezza.

15

Questa è la tomba di una donna eletta,
Aspasia: qui, lungo la via maestra,
per ricordarne l’indole buona, l’ha messa
Euopide, che era suo marito.