Poesie inedite di Jose Dalisay – Cura e traduzione di Gëzim Hajdari

Poesie inedite di Jose Dalisay – Cura e traduzione di Gëzim Hajdari

Alcune poesie inedite di Jose Dalisay curate e tradotte da Gëzim Hajdari.

Gëzim Hajdari da diversi anni promuove la poesia filippina in Italia. Nel 2009, il poeta nazionale delle Filippine, Gémino H. Abad ha vinto il premio Feronia a Fiano Romano con l’antologia Dove le parole non si spezzano, (di prossima uscita presso Ensemble), tradotta dallo stesso Hajdari. Mentre nel 2005, il suo connazionale, Jose Dalisay, ha vinto il premio Cervara di Roma.

Jose Dalisay è il maggior narratore contemporaneo delle Filippine e straordinario poeta. Insegna inglese e Scrittura creativa presso l’università delle Filippine. Ha pubblicato decine di libri di narrativa e di saggistica.

È vincitore per ben cinque volte del premio National Book Award from the Manila Critics Circle. In Italia ha vinto il premio Cervara di Roma nel 2005. Nel 2009 ha pubblicato il romanzo Soledad, con Isbn Edizioni di Milano.

Jose Dalisay è l’autore di più di venti libri fin dal 1984. Tra i suoi libri ricordiamo: Oldtimer and Other Stories(Asphodel, 1984; U.P. Press, 2003); Sarcophagus and Other Stories (U.P. Press, 1992); Killing Time in a Warm Place (Anvil, 1992); Madilim ang Gabi sa Laot at Iba Pang mga Dula ng Ligaw na Pag-Ibig (U.P. Press, 1993); Penmanship and Other Stories (Cacho, 1995); The Island (Ayala Foundation, 1996); Pagsabog ng Liwanag/Aninag, Anino (U.P. Press, 1996); Mac Malicsi, TNT/Ang Butihing Babae ng Timog (U.P. Press, 1997); The Lavas: A Filipino Family (Anvil, 1999); The Best of Barfly (Anvil, 1997); The Filipino Flag (Inquirer Publications, 2004); Man Overboard (Milflores, 2005);Journeys with Light: The Vision of Jaime Zobel (Ayala Foundation, 2005);Selected Stories (U.P. Press, 2005); and The Knowing Is in the Writing: Notes on the Practice of Fiction (U.P. Press, 2006).

JOSE DALISAY
IL CONFINE PER L’ARABIA SAUDITA

Gli aeroporti sono quei luoghi
Dove le famiglie dei poveri
Si ricostituiscono.

Sulla perdita
Anche se temporanea
Di uno di loro che se ne va “per fare i soldi”.

Il suo passaporto è nuovo di zecca;
Nuovamente chiedono lo spelling,
Del suo nome poco comune.

Il suo contratto riveste
Il suo addome;
Nessuno di loro resterà senza cibo.

Mentre i businessmen
Corrono dopo di lui, freschi e senza mogli,
Verso Tokio, Roma, e Los Angeles.

I deserti coprono
La sua fredda mente. Lui si sofferma col pensiero
Sulla loro immensità.

I cugini gli raccomandano
Di non mangiare la carne dei maiali di Geda
(Vai per i VCR)

Gi zii lodano le sue doti ingegnose
Di idraulico.
(Libera tassa a Johnnie Walkers!)

Suo padre calcola
Gli interessi da pagare
Scontandoli sulla loro felicità.

Sua madre incornicia
Il robusto collo con un
particolare crocifisso donato dal vescovo.

Sua moglie sopporta
Gli sfotto’ degli altri
Il suo silenzio è il loro duro amore ferito.

Lui si chiede se sarà ancora mattina
Quando loro leccheranno gli avanzi
Della festa prima della sua partenza.

Durante la festa prima della sua partenza
Pregano i loro santi,
Poi chiudono la porta e dormono.

JOSE DALISAY
AL MERCATO DELLE PULCI DI BONNYRIGG

Questo è il posto dove finiscono le cose poco costose
provenienti da Hong Kong e dal terzo mondo:
in un piazzale del parcheggio nel bel panorama di Bonnyrigg,
dove tutti i lavoratori poveri del sud-est della Scozia
saltano il pranzo il giovedì
per una breve passeggiata tra le bancarelle.
U’ora a Bonnyrigg è lunga, molto lunga:
questa città ha solo un semaforo
(una buona ragione per fermarsi)
una vecchietta tampona una Fiat;
l’altro autista urla e picchia
il suo finestrino, ma lei non vuole uscire,
per niente al mondo, neanche se facesse un affare
“Tutto questo per mezza sterlina!”
“Tutte le cose migliori ridotte ad un prezzo di una sterlina e 99 pence!”
E’ un trucco, lei pensa,
terrorizzata al volante,
per attirare i cretini: perché quando tu
ti fermi a Bonnyrigg, tu ti fermi
e trattieni il respiro
per gli affari che si faranno il giovedì
per quella maglia di raso, per quella maglia che sembra di lana,
per quegli stivali di finta pelle –
il loro prezzo va giù, giù, giù.

JOSE DALISAY
PINOY SEPTYCH

Non ho più storia da raccontare
Questo paese, non racconta più favole feroci
Cani che mangiano assassini, dalle dita molli
Debuttanti, e grassi narratori
Dall’appetito insaziabile, falsi esili negli Stati.
Per ora, solo poemi dalla mano tremante
Possono sostenere le proprie figure di carta e il loro artefici,
Il loro lanciarsi nell’aria di tifoni maleodoranti
E ricreare, liberamente una ripresa di mani,
Qualche piacevole logica ipocrita alla memoria.
La disperazione è l’innamorato senso del poeta
Che vagabonda nella rovina. Nel tempo capirà
Come passare ad un sonetto con un sistema di terzine,
Ad una parata di una,
Troppe icone dai colori discordanti.
Come ritornano le stesse sette parole,
Tutte e nessuna di queste è l’ultima –
Coconut. Debt. Hollywood. Whore. Blood.
U.S.A. Christ! – dolori, questi misteri
Degni di queste accuse in una Septych
Nazionale, ma sempre aperta, attraverso un percorso ad una immagine
Apparente. La confessione è così facile
Così ammissibile, così ricca, così lacerata, così atmosferica
Qualche parola estrema può essere scelta tra queste sette.
Il possibile poema innato è il mio, richiesto a comando
Del mio splendido linguaggio poetico e della mia forza;
Invece questi ingannevoli disegni si trovano
All’interno di sudicie vittorie. Ed io sono mercanteggiato
Nella passione del nostro divulgato Cristo
Che ha un cuore, il cui sangue sà di frutta come il mese dell’anguria,
Pagherò l’interesse del debito nazionale
Con la gratitudine a Doug McArthur degli USA;
Noi siamo contenti di discendere dalla generazione
Di una nidiata di uccelli da preda. Irene, mia prostituta dalla larga mandibola,
Perché ti sei affrettata ad abbandonarmi per Hollywood?
Dimenticando che il nostro misero denaro insanguina
Anche nella realtà costellata di Hollywood
Tradendoci alla presenza di generazioni pure,
O che queste negli USA
Ci delizino con confetti agli amaretti, per molte vigilie di Natale –
Desiderando che noi stessi ci prostituiamo
Negli anni avvenire per i debiti;
Sul nostro mantello mormora il piccolo Cristo
Dipingendo nel gesso, nel quale sorride il debito
Noi rimarremo, con tutta la nostra generazione.
Lui ci ha salvato dall’esportazione del petrolio negli USA
Lenirà i dolori di questa nuova prostituta
Che trama di vendere la sua biografia a Hollywood,
Una vera sceneggiatura di vita scritta nel sangue,
Il sangue di una nuova e immortale generazione.

(1990)

JOSE DALISAY
CORTO CIRCUITO

“Dio benedica gli USA., la grandezza,
L’amicizia, e la sua ricchezza.”
W. H. Auden, “ On the Circuit”
Dio benedica questo paese dalla grande energia,
Questa orgogliosa scia di venti
Taglienti. La nebbia dei grandi laghi ha un raro sapore,
Di una qualità ottima come il formaggio Wisconsin. La cresta
Porpora delle scogliere di Denver ospita le preghiere di Billy Graham
E i piccioni che si rifugiano nei loro nidi.
Ma Palo Alto conosce in tutta la sua pazienza:
Che la puzza dei mango viene dagli immigrati illegali.