Per i cinque anni dalla morte (e rinascita) di Giuseppe Bonaviri

Per i cinque anni dalla morte (e rinascita) di Giuseppe Bonaviri

Cinque anni fa, il 21 marzo del 2009, moriva Giuseppe Bonaviri. Era il primo giorno della Primavera. Il ricordo e il saluto di Camilla Pulcinelli, autrice del saggio “La poetica scienza di Bonaviri”.

La primavera ti colse,
o Giuseppe, e come
tremulo vento si spegne
così anche tu
passasti leggero
sui colli di campagna,
dietro le vesti
domenicali, in un
tiepido solicino.

Ti immagino Peppinello
Come il fiore di
Un pesco odoroso
Volare sempre più su
Trasportato da
Cosmica brezza.

Era la domenica del 21 marzo del 2009 quando scrissi di getto questa poesia per Giuseppe Bonaviri, scrittore delicato dall’animo inquieto, candidato più volte al Nobel per la letteratura, che si era spento in quella casa al secondo piano di Via Casilina Sud a Frosinone. Era il primo giorno di Primavera e nel momento in cui tutta la natura celebrava il ritorno alla vita, lo scrittore e poeta Giuseppe Bonaviri chiudeva gli occhi sul mondo con la mente rivolta forse alla soleggiata Sicilia, terra mitica, vera e propria “isola amorosa”, per dirla citando un suo libro, che lo aveva allevato e nutrito come solo la propria terra natìa sa fare. La Sicilia di Bonaviri era quella delle fiabe autoctone mescidate a quelle arabe e normanne che secoli di dominazioni e di differenti culture avevano depositato sul sedimento culturale originario di questa, come scrive Bonaviri, “mezzaluna perduta nel mare”.  I racconti della madre Giuseppina Casaccio, la natura del luogo dominata da una forza primigenia ed indomabile, vero exemplum vivente di quella natura portentosa descritta dal Lucrezio, ma che resta indecifrabile se non attraverso l’uso dell’immaginazione e del volo pindarico che Bonaviri, autore di quella corrente che possiamo definire del “realismo magico”, sapeva ben operare, sono il nutrimento di Bonaviri scrittore e poeta. In una delle mie chiacchierate con l’ormai scomparso critico letterario Walter Mauro presso il bellissimo edificio della Società Dante Alighieri a Roma, il professore mi faceva notare come Bonaviri, pur salendo nelle immensità celesti con l’arma dell’immaginazione e dell’immersione dell’uomo nel Creato e nel suo mistero cosmico, sempre torna sulla terra e “non getta mai la scala”. Ecco, questa immagine di un Bonaviri che si arrampica fin sulla Luna, che cerca i resti del padre defunto lassù tra le stelle mentre tesse fili di poetica memoria affinché tutto ciò che fu sia, ora, in ogni dove e per sempre, mi ha profondamente colpito. Par di vederlo, oggi, Peppinello penzolare su quella scala che collega Cielo e Terra, Sicilia – isola – cosmo (come diceva lo Zangrilli in un suo bel saggio critico) e che gli ha permesso per tutta una vita di tornare al nido e a quella dimensione che lui stesso definì “la dimensione del guscio” in cui ogni cosa è tonda e perfetta come lo è il circolo affettivo dei parenti, dei fratelli, degli amici. Siccome ogni essere ha in sé parte di quell’impasto di materia celeste generativa che si originò con il Big Bang, Bonaviri piega la scienza alle esigenze del fantastico e ritrova chi ama tra le stelle, magari trasformato in flusso di protoni o luminoso astro. Il senso della rinascita della renovatio, in Bonaviri è una eco fortissima che pervade tutte le sue opere. E la scienza e la pseudoscienza che tanto affascinarono questo scrittore – cardiologo presso l’ospedale di Frosinone – fu la capacità che essa ci offre di ascoltare in termini matematici, sotto forma di quark, particelle e stelle pulsanti, il battito infinito dell’universo.

Giuseppe Bonaviri 21/03/2009 – 21/03/2014

Vedi La poetica scienza di Bonaviri di Camilla Pulcinelli

Interviste e articoli  su Giuseppe Bonaviri apparsi su Patria Letteratura:

Conversazione con Walter Mauro su Giuseppe Bonaviri

Giuseppe Bonaviri: Sicilia Caput Mundi