“Musica dalla spiaggia del paradiso” di John Ajvide Lindqvist

“Musica dalla spiaggia del paradiso” di John Ajvide Lindqvist

Recensione di “Musica dalla spiaggia del paradiso” (Marsilio, 2015), il nuovo romanzo di John Ajvide Lindqvist, già autore del bellissimo “Lasciami entrare”.

Inquietante, poetico, bellissimo è Musica dalla spiaggia del paradiso il nuovo romanzo di John Ajvide Lindqvist, autore conosciuto soprattutto per il grande successo ottenuto con Lasciami entrare. Questo libro è, a mio avviso, un passaggio fondamentale dell’opera di John Ajvide Lindqvist,, un testamento poetico al genere che più lo contraddistingue: l’horror.
L’autore ci regala un viaggio all’interno della psiche umana, giocando con il lettore che non può che ritrovarsi all’interno di qualcosa troppo grande per lui.
Un gioco che ribalta il tema della claustrofobia: i personaggi, incuranti, si ritrovano non in uno spazio chiuso, ma in una landa desolata, senza confini.

Sono un gruppo di famiglie, ospiti di un campeggio, che si risvegliano in un luogo che assomiglia a quello dove si trovavano ma che non ha niente a che vedere con esso: non ci sono più le tende, gli ospiti, le piazzole, gli spazi per i giochi, i ristori, gli uffici. Non c’è più nulla intorno a loro, se non il loro camper e le loro automobili che però non potranno portarli da nessuna parte reale: nient’altro.

Quattro coppie di marito e moglie – di cui due con figli (una bambina e un bambino) – e una coppia di uomini (amici non amici) si troveranno da soli a fare i conti con se stessi, con la paura, con il terrore, con un passaggio fondamentale e forse definitivo della loro vita.

È l’inizio di un viaggio allucinogeno nelle loro esistenze e nei loro passati: cose non dette, vergogne da nascondere, scelte sbagliate che si ripercuotono da sempre nella loro quotidianità. Il buio totale porta fantasmi con cui si può decidere di combattere o di stringerci alleanze.

La grande intuizione di John Ajvide Lindqvist – oltre a una perfetta simmetria temporale e un sapiente gioco tra il realismo e l’onirico – è la scelta di mettere in campo una colonna sonora che scorrerà invulnerabile in tutta la narrazione.

Le stazioni radio – come i navigatori delle macchine – naturalmente non funzionano. Ma una stazione prende ancora e trasmette tutte canzoni che fanno parte della tradizione cantautoriale svedese degli anni Sessanta e Settanta e che hanno come minimo denominatore i testi del “poeta della musica” Peter Himmelstrand (il cognome, Himmelstrand, è anche il titolo originale di questo libro).

Come la musica ci porta indietro nel tempo, così torniamo indietro insieme ai personaggi fino a trovare “il lato oscuro della luna” e ci immergiamo in una superficie viscida da cui è impossibile uscire fuori con leggerezza, in cui niente è sinonimo di purezza, neanche la giovane età di una bambina troppo piena di odio per vivere serenamente.

C’è tanto dolore in questo viaggio, sangue – materia che nutre la terra -, persino ribrezzo per questa commedia umana che qui diventa tragedia.

È un libro che ti rapisce e ti violenta questo di John Ajvide Lindqvist, ti costringe a guardarti dentro e a cercare i tuoi fantasmi stando attenti a quelli degli altri.

Ma è un libro audace che nobilita e rinfresca e perché no capovolge un genere letterario troppo spesso considerato secondario.

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