"Mare Nostrum - Canti tra le sponde" di Nicolò Sorriga

“Mare Nostrum – Canti tra le sponde” di Nicolò Sorriga

“Mare Nostrum – Canti tra le sponde” è un progetto inedito di Nicolò Sorriga che pubblichiamo, con piacere e onore, su Patria Letteratura.

Relitti di Nicolò Sorriga

Che cos’hai nella mano destra?

Qual è il disegno
sulla tua maglia di cotone
incollata
alla pelle tesa degli annegati?

Ti si è spento il respiro
sul bagnasciuga,
è evaporato
in un sospiro
di risacca.

Il mare riconsegna
tutto,
prima o poi.

Anche questi tre piccoli frutti
che il mondo
ha lasciato marcire.

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Canti tra le sponde di Nicolò Sorriga

1

Da questa riva
conquistata a fortuna
non sappiamo
quanti te ne sei tenuti in grembo.

Spianata azzurra,
azzurra tomba.
Dio,
che meraviglia
i tuoi riflessi all’alba.

Dio. Dio.

2

Ho sentito chiamare
ma non so più
se ho sentito il mio nome
o un gorgoglio inceppato
del motore
che ha spezzato
la monotonia
del borbottare
di questa elica smozzicata.

Ho sentito chiamare
ma non ho spazio
per voltarmi,
per capire,
per provare.

Sono un nessuno.

Il mio nome
è un tentativo,
una possibilità.

E tu,
sapresti dare un nome
ad un tentativo?

3

È stato gentile quel vecchio
o forse
si è comportato normalmente.

Quando si striscia
ogni gesto che non sia
spintone o frusta
si chiama gentilezza.

Ecco cos’è successo:
è la fame, è la bellezza
che abbiamo trovato e perso.

Ho amato la bellezza
delle aurore
sul profilo
della mia città
scheggiata dalle granate.

Ho amato i pasti
di quando ero bambino.

Ho iniziato ad amare
da bambino
un bambino,
di nascosto,
tra le rovine.

Anche da ragazzi
ci siamo amati.
Un giorno
ci hanno visti.

Per questo
oggi scappo
ed ho imparato
a riconoscere la gentilezza.

4

La solitudine
si è presa
gli ultimi brandelli
dell’anima.

Faccio fatica.

Devo ricordarmi
di essere ancora vivo,
devo pensare che sento
il cemento caldo del molo
dove mi hanno messo a sedere.

Questa
non è casa mia,
queste non sono le facce
di coloro che amo.

Quelli che ho amato
hanno nomi
incisi nel mio cuore
e su tombe semplici
appena fuori città.

Quelli che ho amato
non avevano fatto niente
di male.

Forse
sarebbe stato meglio
annegare con gli altri
ora che ho la pena inflitta
di cercare per sempre
gli occhi che ho amato
nello sguardo
di questi sconosciuti.

5

– Fallo per lei Signore,
Ti prego,
fallo per lei
che è piccola.
Fallo per lei,
non far spegnere
il motore.

Sì amore,
non avere paura,
arriviamo presto.

Lo so,
si muove tutto,
stringiti
più forte,
ecco, così.

Guarda gli altri bambini,
sì, stanno dormendo.

Stanno dormendo.

Riposa amore,
prendi un bel respiro
e non guardare
questo cielo
che si allontana.

6

Ho ucciso un uomo
e non ne sono stato felice.

Ho ucciso un uomo
ma c’era la guerra,
ed anche se non ero un soldato
bisognava fare la guerra.

Sono scappato
ed ho pagato
per essere rinchiuso
in questa stiva
con altri cento
su un letto di lamiera
e acqua e gasolio.

Ci copriamo
per la notte
con il sudore.

Ho ucciso un uomo.
Lui avrebbe ucciso me.

Sarebbe stato più dignitoso
morire ammazzato di fucile
piuttosto che lasciarsi schiacciare
dal peso dei morti
in questa stiva.

7

Da bambina
contavo le capre
insieme a mio nonno
e le richiamavo
con il bastone.

C’era anche un cane
magro,
bianco e nero
che però non abbaiava mai.
Forse era troppo magro
per farlo.

La sera
chiudevo gli occhi
ed immaginavo
di vestirmi da sposa.

Ogni tanto
speravo di morire
quando pensavo
agli uomini
che mi venivano a prendere
per sapere come ero fatta.

Da bambina
sognavo sogni
pieni di vergogna.

Oggi sono grande
e su questa barca
scappo da certi visi.

Eppure,
mi accorgo di cercarli
per fargli sapere
che cosa sono diventata.

8

Sono arrivati di notte.

Mio padre è stato il primo,
poi mio fratello.

Mia madre ed io
avremmo scelto la morte
ma c’è toccato il resto.

Ora
una nave più grande
si è affiancata alla nostra.

Qualcuno
ha lanciato una corda.

Ci trascinano,
non so dove.

C’è la notte
in ogni direzione.

9

Ho preso il timone.

L’uomo che c’era prima
è salito su un’altra barca
poco dopo la partenza.

Ci ha detto solo
di seguire questa direzione
ed io lo sto facendo.

Il motore
potrebbe schiantarsi
tra un momento
ed io non saprei che fare.

Ho studiato da medico.

Tengo stretto il timone.

Non sono mai stato in mare
e questa
potrebbe anche essere
l’ultima volta.

10

Ne arrivano altri.
Forse sono loro,
forse ce l’hanno fatta.

Dovrebbero essere partiti
dopo di noi,
il mare era calmo,
c’era la luna.

Sì,
forse sono loro.

I bambini,
speriamo che i bambini
stiano bene.

Non vedo bene da qui,
troppo lontani
ancora.

Ancora
troppo
lontani.

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Che cosa siamo diventati di Nicolò Sorriga

Ora ti sei accorto
che non valiamo poi molto.

Raccogliamo tutto
e quello che va a fondo
non si vede,
non ha storia.

Questa notte
abbiamo portato
sulla spiaggia
piccole bare.

Questa notte
abbiamo innalzato
un altro pezzo di muro
lungo il confine.

Siamo i protetti,
abbiamo reti di ferro
e filo spinato,
cemento da armare,
tradizioni e confini,
feste patronali
da insegnare
ai nostri bambini.

Siamo sicuri
in questo recinto
e Dio è dalla nostra parte,
abbiamo messo al riparo
anche Lui.

Siamo la carità,
in queste bare bianche
mettiamo giunte in preghiera
le vostre mani
senza giochi.

Siamo la civiltà
e vi portiamo a spalla
come il nostro migliore
fallimento.

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