"Raccolto" di Nicolò Sorriga

“Raccolto” di Nicolò Sorriga

Recensione di “Raccolto” (Ensemble, 2014) di Nicolò Sorriga.

“Anche oggi è così,/ senza sapere se pioverà,/ senza sapere l’amore alla fine della mano,/ senza alcun dubbio in cielo”

In “Raccolto”, nuova silloge di Nicolò Sorriga, una cornucopia di colori, spunti, acquerelli sfiderà il lettore ad improvvisarsi spettatore di una poesia scritta più con il pennello che con la penna. L’ermetismo filosofico dell’autore si esprime tramite immagini cariche di possibilità rappresentative, spesso enigmatiche e occulte, abbracciate ad una scrittura variopinta e stilisticamente multiforme. Si percepisce un lavoro fonetico scrupoloso, pronto a sacrificare la comprensibilità del testo a favore di una comunicazione sensoriale. Parliamo di una descrizione ispirata che appare come un’allucinazione sciamanica in una dimensione spirituale; che rivela un’anima alla ricerca della propria identità nella comprensione del tutto.

L’io lirico si esprime nell’immortale ricerca della vita umana: nosci te ispum, conosci te stesso. Tematica comune alla maggior parte dei componimenti e fondamento dell’intera raccolta è la metempsicosi, la reincarnazione della vita nella vita nella giostra psichedelica del mondo, mai simile a se stessa, rappresentata da Sorriga. La divisione dell’elaborato in tre nuclei consegna tre diversi livelli di fantasia poetante; il raccolto è dunque inteso come un ricevere qualcosa dalla natura, indiscussa regina della penna del poeta, in un contatto necessario con la sovrastruttura artificiale di un’umanita disorientata, alla ricerca di un progresso nostalgicamente criticato e sminuito, che le impedisce di focalizzare l’attenzione sulla vera essenza della vita, ciclica ed imperitura. Il primo raccolto ci offre impressioni quasi ambientali che mostrano il rapporto del poeta con l’esterno da lui in una dimensione di tetra conflittualità; il secondo raccolto, quasi come fosse un livello più avanzato di comprensione dimostra invece un panismo espresso nel contatto tra l’esterno e l’interno; il terzo ed ultimo raccolto, forse la parte più spirituale del tutto, presenta un solipsismo che accomuna l’uomo al divino, reso ancora più eterico dalla presenza di Haiku morbidi ed eleganti.

Una poesia estremamente personale, forse un po’ difficile che regala emozioni contrastanti in attesa di un lettore/spettatore pronto a riceverla.