"Arriva il gatto!" di Frank Ash e Vladimir Vagin

“Arriva il gatto!” di Frank Ash e Vladimir Vagin

Recensione di “Arriva il gatto!” (Orecchio Acerbo, 2013) di Frank Ash, con illustrazioni di Vladimir Vagin.

Credo che spiegare il pregiudizio, decostruirlo, sbriciolarlo, sia una delle operazioni più complesse da fare, specie se ci si rivolge da adulti a un bambino, visto che noi “grandi” ne siamo intrisi e visto che per spiegarlo e analizzarlo bisogna in primo luogo fare in modo che un bambino lo avverta il pregiudizio, lo sappia riconoscere, lo identifichi. E spesso non c’è cosa più difficile che mostrare ciò che è astratto, e tanto più inafferrabile e circoscrivibile in quanto stolidamente radicato nei nostri atteggiamenti. Uno dei compiti primari dei libri per bambini è quello di sviluppare un pensiero critico nelle loro piccole-grandi menti, che li aiuti a immedesimarsi e interagire con sentimenti così grandi come la paura, il sospetto, il pregiudizio  e slabbrarne i contorni per non rimanere reclusi, costretti in perimetri angusti ma aprire piuttosto brecce di possibilità che permettano sia a noi che ai nostri bambini, alunni, figli, nipotini di abitare nuovi orizzonti. Nell’atto di recensire “ARRIVA IL GATTO” mi sono chiesta più volte quale potesse essere la fascia di età cui questo straordinario libro di illustrazioni si rivolge, e man mano che lo sfogliavo sono arrivata alla conclusione che un libro come questo non può essere indirizzato soltanto ad un pubblico infantile, ma deve necessariamente comprendere anche la nostra attenzione di adulti, perché questo libro è fondamentalmente un invito, l’invito a soffermarsi sull’irrazionalità delle nostre angosce più profonde e sul  senso della responsabilità e della compartecipazione. Attraverso tre semplici parole “Arriva il gatto!”  enunciato  unico e solitario, perentorio nella sua essenzialità e reiterato in tutte le pagine, accompagnato da null’altro se non i bellissimi disegni che animano il libro, seguiamo il moto affannoso di un topolino. Non un topo qualsiasi bensì uno capace di guidare treni, lavorare in banca, coltivare orti, andare al cinema o a teatro. E’ un topolino attivo e preoccupato, ansioso insomma di avvisare e mettere in guardia i suoi simili da un pericolo imminente, e per fare questo cavalca onde su pesci variopinti, sale su mongolfiere e affronta temporali, praticamente si dà un gran da fare e si spende affannosamente per avvisare tutti ma proprio tutti di salvarsi dalla minaccia in arrivo: il gatto, un grandissimo gatto di cui all’inizio scorgiamo solo l’ombra immensa e minacciosa. E a questo punto già ci sarebbe da chiedersi quanti adulti in una situazione simile si preoccuperebbero così tanto di mettere in allarme il prossimo! Come se non bastasse il nostro topolino piuttosto che fuggire e pensare a salvarsi la pelle, aspetta il gruppo, e insieme all’intera comunità attende tremante che il grande gatto si manifesti.

Ecco sì, arriva il gatto (leggiamo questo monito anche in inglese e in russo), tutti i topi si passano parola, l’annuncio diventa sempre più pressante, presagio di catastrofe, di un imminente eccidio universale. La paura si fa sconfinante, l’agitazione diventa tangibile, si distraggono perfino i due topolini che recitano un film sul grande schermo. Ma c’è una sorpresa enorme nelle ultime pagine del libro (sorpresa che è possibilità, ipotesi edificante e fondata di una lettura altra della realtà) e il panico si trasforma in bellezza e riflessione profonda su quanto sia infondata  la nostra paura dell’altro.

Il libro è scritto e illustrato da Frank Ash e Vladimir Vagin ed è in libreria da qualche giorno per la casa editrice Orecchio Acerbo, e anche sull’invito all’ascolto e all’attenzione che la scelta di questo nome ci restituisce ci sarebbe da riflettere! Aggiungo soltanto che le illustrazioni contenute nel libro sono delle vere e proprie opere arte, bellezza che si aggiunge a bellezza, cura estrema che si respira in ogni dettaglio, una miscela portentosa di naivitè leggiadra e al contempo sofisticata e attraente.