Tre poesie inedite di Ocean Vuong. Traduzione di Alessandra Bava
“Telemachus”, “Homewrecker” e “Deto(nation)” sono tre poesie inedite di Ocean Vuong. Traduzione di Alessandra Bava.
Telemachus di Ocean Vuong
Like any good son, I pull him out
of the water, drag him by his hair
through white sand, his knuckles carving a trail
the waves rush in to erase. Because the city
beyond the shore is no longer
where we left it. Because the bombed
cathedral is now a cathedral
of trees. I kneel beside him to see how far
I might sink. Do you know who I am,
ba? But the answer never comes. The answer
is the bullet hole in his back, brimming
with seawater. He is so still I think
he could be anyone’s father, found
the way a green bottle might appear
at a boy’s feet containing a year
he has never touched. I touch
his ears. No use. I turn him
over. To face it. The cathedral
in his sea-black eyes. The face
not mine—but one I will wear
to kiss all my lovers goodnight:
the way I seal my father’s lips
with my own & begin
the faithful work of drowning.
Telemaco di Ocean Vuong
Come ogni buon figlio, lo tiro fuori
dall’acqua, lo trascino per i capelli
lungo la sabbia bianca, le sue nocche incidono
una striscia che le onde cancelleranno. Perché la città
oltre la riva non è più
dove l’avevamo lasciata. Perché la cattedrale
bombardata è ora una cattedrale
di alberi. Mi inginocchio accanto a lui per vedere quanto
a fondo potrò affondare. Riconosci chi sono,
ba? Ma la risposta non giunge mai. La risposta
è il foro del proiettile nella sua schiena, traboccante
di acqua marina. È così immobile che penso
che potrebbe essere il padre di qualcun altro, trovato
così come una bottiglia verde con dentro un anno
mai toccato potrebbe apparire ai piedi
di un ragazzo. Gli tocco
le orecchie. È inutile. Lo rigiro.
Per guardarlo. La cattedrale
nei suoi occhi nero-mare. Il viso
non mio—ma uno che indosserò
per dare il bacio della buonanotte a tutti i miei amanti:
così come sigillo le labbra di mio padre
con le mie & inizio
la fedele opera di affogare.
*
Homewrecker di Ocean Vuong
&this is how we danced: our mothers’
white dresses spilling from our feet, late August
turning our hands dark red. &this is how we loved:
a fifth of vodka & an afternoon in the attic, your fingers
through my hair—my hair a wildfire. We covered
our ears & your father’s tantrum turned
to heartbeats. When our lips touched the day closed
into a coffin. In the museum of the heart
there are two headless people building a burning house.
There was always the shotgun above
the fireplace. Always another hour to kill—only to beg
some god to give it back. If not the attic, the car. If not
the car, the dream. If not the boy, his clothes. If not alive,
put down the phone. Because the year is a distance
we’ve traveled in circles. Which is to say: this is how
we danced: alone in sleeping bodies. Which is to say:
this is how we loved: a knife on the tongue
turning into a tongue.
Rovinafamiglie di Ocean Vuong
& così che ballavamo: gli abiti bianchi
delle nostre madri si riversavano dai nostri piedi, fine agosto
mutava di rosso scuro le nostre mani. & così amavamo:
un quinto di vodka & un pomeriggio in soffitta, le tue dita
nei miei capelli—i miei capelli un incendio incontrollato. Ci coprivamo
le orecchie & l’ira di tuo padre si tramutava
nei nostri battiti. Quando le nostre labbra si toccavano, il giorno si chiudeva
in una bara. Nel museo del cuore
vi sono due persone senza testa che costruiscono una casa in fiamme.
Vi era sempre un fucile sopra
il camino. Sempre un’altra ora da ammazzare—solo per chiedere
a qualche dio di restituirla. Se non la soffitta, la macchina. Se non
la macchina, il sogno. Se non il ragazzo, i suoi vestiti. Se non vivo,
metti giù il telefono. Perché l’anno è una distanza
che abbiamo percorso in tondo. Vale a dire: così è come
abbiamo ballato: soli in corpi dormienti. Vale a dire:
così è come abbiamo amato: un coltello sulla lingua
che si trasforma in un’altra lingua.
*
Deto(nation) di Ocean Vuong
There’s a joke that ends with— huh?
It’s the bomb saying here is your father.
Now here is your father inside
your lungs. Look how lighter
the earth is—afterward.
To even write the word father
is to carve a portion of the day
out of a bomb-bright page.
There’s enough light to drown in
but never enough to enter the bones
&stay. Don’t stay here, he said, my boy
broken by the names of flowers. Don’t cry
anymore. So I ran. I ran into the night.
The night: my shadow growing
toward my father
Deto(nazione) di Ocean Vuong
C’è una battuta che finisce con— uhm?
È la bomba che dice ecco tuo padre.
Ecco tuo padre ora
nei tuoi polmoni. Guarda quanto la
terra è più leggera—dopo.
Anche il solo scrivere la parola padre
è incidere una porzione del giorno
su una pagina dal brillio di bomba.
Vi è sufficiente luce per affondarci
ma mai abbastanza che penetri & resti
nelle ossa. Ragazzo mio, disse, non startene qui
reciso dal nome dei fiori. Non piangere
più. Così corsi. Corsi nella notte.
La notte: l’ombra che si allunga
verso mio padre
***
Ocean Vuong è l’autore di Night Sky With Exit Wounds (Copper Canyon Press, 2016). Ha conseguito una borsa di studio Ruth Lilly nel 2014 ed ha ricevuto riconoscimenti da Kundiman, Poets House, la Fondazione Civitella Ranieri, The Elizabeth George Foundation, The Academy of American Poets ed ha ottenuto un premio Pushcart nel 2014. Le sue poesie sono apparse in prestigiose riviste da Poetry a The New Yorker, The Nation, Boston Review, Kenyon Review, TriQuarterly, Best New Poets 2014, e American Poetry Review, che lo ha premiato con il premio Stanley Kunitz Prize for Younger Poets. Vive a New York.