Storia di un'amicizia: le tre grandi patrie di Boris Nossik

Storia di un’amicizia: le tre grandi patrie di Boris Nossik

Lo scrittore russo Boris Nossik è morto lo stesso giorno dell’uscita del suo ultimo libro “Anna e Amedeo” (Odoya).

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Boris Nossik se n’è andato senza far rumore nella sua abitazione vicino Nizza, lo stesso giorno dell’uscita del suo ultimo libro “Anna e Amedeo. Storia dell’amore segreto tra Anna Achmatova e Amedeo Modigliani”, pubblicato dalla casa editrice bolognese Odoya Library. In questo interessante libro di 174 pagine, il giornalista e romanziere russo narra, sullo sfondo dell’esuberante vita parigina d’inizio ‘900,  la tumultuosa relazione tra il pittore Amedeo Modigliani e la poetessa dal profilo inconfondibile Anna Achmatova, novella sposa del poeta Nikolaj Gumilëv, destinata a divenire il simbolo della poesia russa.

Aveva 84 anni Boris Nossik, l’avevo conosciuto una trentina d’anni fa,  in un modo che potrebbe sembrare surreale ma invece non lo è. La storia è questa. A quell’epoca ero un giovane corrispondente del quotidiano romano “Il Tempo” diretto da Gaspare Barbiellini Amidei, un giorno un amico  sperlongano mi raccontò che era stato a Parigi e sul treno del ritorno diretto a Roma  aveva avuto come compagno di viaggio uno scrittore russo che lavorava per una televisione francese ed era sposato a una donna italiana. Prima di scendere alla stazione di Milano questo signore con “grandi baffi” e dall’accento franco-russo salutò il suo compagno di viaggio. Solo quando quest’ultimo arrivato a Roma scese dal treno s’accorse che le sue scarpe non erano uguali. Il suo pensiero andò subito a quello scrittore russo con cui aveva viaggiato e parlato tutta la notte. Forse per stare più comodi i due ebbero la stessa idea di togliersi le scarpe. Da qui lo scambio involontario.

È bastata raccontare questa piccola storia in un mio articolo che dopo alcune settimane mi giunse una busta con dentro un libro con dedica e una lettera nella quale evidenziava: “Sono io quello della scarpa”. Nacque così la nostra amicizia. Nel 1986 avevo appena pubblicato una plaquette di poesie e per contraccambiare gliela spedii. Le piacque tanto che diede da tradurre queste mie poesie a un suo amico, poi seppi essere il più grande traduttore della poesia italiana in Russia. Infatti, Evgenij Solonovich dalla fine degli anni ‘50 ha dato voce ai maggiori poeti della nostra tradizione, Dante, Petrarca, Ariosto, Montale, Ungaretti, Saba fino ai contemporanei, tra i quali Maria Luisa Spaziani, Giovanni Giudici, Mario Luzi e Andrea Zanzotto. Capii solo dopo l’importanza di questo grande regalo. In Francia Boris Nossik giunse per la prima volta nel 1977 a seguito della visita parigina dell’allora capo dello stato russo Leonìd Brèžnev. Durante quel soggiorno conobbe Maria che quattro anni dopo divenne sua moglie. Da quel giorno decise di restarvi e di scrivere fino alla sua morte. Per quasi vent’anni Boris ha tenuto compagnia i telespettatori francesi e quelli inglesi della BBC con il programma “Promenade en France” nel quale parlava di città e paesi che avevano ammaliato scrittori russi. Un programma che già aveva sperimentato qualche anno per Radio Mosca con “Promenade en Russie”.

È del 1965 la sua prima pubblicazione di viaggio “Dal Mar Nero all’Artico” e fu proprio un poemetto di viaggio nella provincia di Iaroslav del 1968 ad essere censurato. Ma nel 1972 con la biografia di Albert Schweitzer e di Vladimir Nabokov nel 1995, tradotte in tutto il mondo, gli aprirono le porte dell’Unione Scrittori dell’Unione Sovietica. D’altronde Boris Nossik ha continuato a raccontare la sua Russia ai francesi e la sua Francia passando per l’Italia ai russi sino alla fine. Prima di “Anna e Amedeo”, il suo da sé definito “romanzo documentario”, venne preceduto dal romanzo  datato 2007 “I grandi uccelli”.

Se n’è andato uno scrittore, un amico con la Russia nel cuore, il giorno dell’uscita del suo ultimo libro in cui racconta la storia d’amore francese tra due grandi artisti, un italiano e una russa, Modigliani e Achmatova. Le tre grandi patrie che Boris Nossik si portava dentro.

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