"Poesia come pietra" di Massimiliano Damaggio

“Poesia come pietra” di Massimiliano Damaggio

Potente e dura è questa raccolta poetica di Massimiliano Damaggio.Una poesia, quella di Massimiliano Damaggio, che parte da un ritratto della società contemporanea per poi riflettere sul ruolo che la poesia ha oggi.

I componimenti, alcuni dei quai scritti in lingue diverse dall’italiano (questa scelta è pregevole perché dà un tono cosmopolita e aperto al testo), hanno una struttura prosastica e chiara appare sin dall’inizio l’urgenza di rappresentare in modo concreto, quasi crudo il nostro mondo e l’universo poetico. Probabilmente la definizione più appropriata del suo stile la dà l’autore stesso sostenendo che il suo “sonetto” è “carta vetrata sulla lingua, è lingua vetrata sulla carta”. Damaggio però ama anche i giochi linguistici e usa la parola nei suo molteplici sensi (“èra néra non éra è éra nera”/“amare e basta mica basta”) recuperando un certo senso ludico della versificazione.

Un’umanità dilaniata dal consumismo e dall’ingiustizia sociale è rappresentata in una serie di quadri che non lasciano di certo indifferente il lettore (sono comunque pressenti anche poesie più intimiste e “personali”). Desolante e grottesca al tempo stesso è l’immagine, che quasi riecheggia il Purgatorio dantesco, delle “lunghe colonne di infelici impegnati a salire le scale senza scalini del centro commerciale”. Tremenda nella sua tragicità è poi la metafora del “campo di concentramento con le gambe” con la quale in Lo stato delle cose un uomo che già si proclama “immigrato” definisce se stesso.

In un contesto di tale negatività l’autore si chiede “cosa può questa riga, questa penna questa roba qua?”. Assistiamo ad una progressiva svalutazione dell’arte poetica in questo verso che esprime egragiamente il suo degrado. La constatazione, ironica e dissacrante, che esistono circoli illetterati e non letterari è efficacissima nel rimarcare ulteriormente la situazione di decandenza già evidenziata.

La poesia è di tutti “come il pane”, ma i poeti scrivono “per non aver voce”. Essa non “può pagare la spesa, la luce, la chemioterapia”, non può avere un’efficacia concreta. Non tutto però è perduto, una speranza c’è: La poesia salverà il mondo, come recita il titolo di uno presenti nel testo, rinascerà dalle proprie ceneri. Parafrasando liberamente un passo evangelico Damaggio sostiene che “se il chicco di grano, caduto in terra non muore rimane solo; se invece muore produce molto frutto”. Il canto del poeta deve quindi diventare un seme, una “preghiera in forma di pietra”, deve innalzarsi con forza e farsi racconto della realtà per poi influire sulla realtà stessa. Anche se esso “sboccia” in fiori stitici e innocui” deve trasformarsi in una pietra da scagliare senza remore per non mostrarsi indifferenti e per non restare in silenzio di fronte a quanto si vede nel mondo ogni giorno.

Massimiliano Damaggio, “Poesia come pietra”