"Il senso della possibilità" di Antonio Spagnuolo

“Il senso della possibilità” di Antonio Spagnuolo

Recensione di “Il senso della possibilità” – la nuova poetica di Antonio Spagnuolo.

Antonio Spagnuolo, nato a Napoli nel 1931, è uno dei poeti più rilevanti delle neoavanguardie letterarie dal secondo dopoguerra a oggi. Il suo nome è presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali, è inserito in diverse antologie, e della sua poetica si sono occupati importanti letterati e critici fra i quali A. Asor Rosa.

Nella nota introduttiva al libro, Carlo Di Lieto scrive che “Il senso della possibilità rappresenta il nuovo snodo della poetica di Spagnuolo”. Un viaggio nel turgore del preconscio di cui l’autore è protagonista in divenire – attraverso un lavoro struggente di poesia e poetica Spagnuolo cerca di esalare gli ultimi misteri della condizione umana.

“Non conclude la parola, il verbo pregno,/ nei sedimenti allertati dalla fede, cerco ancora quel codice sospeso/ lungo le pieghe della mia stanchezza”.

Una visione post-romantica è la gettata che irrompe nei versi di Spagnuolo, e il senso fitto della caducità opprime tutte le poesie in una gabbia di finitudine e di morte. “L’inquieto sentire” è d’ordine – e nell’altrove della vecchiaia non c’è spazio per discorsi amorosi e nuovi germogli, ma tutte le evocazioni psicologiche piombano sulla testa del poeta come una tonnellata di macigni.

“Sono io nelle illusioni, disincanto,/ sospeso alle tue mani/ dirupo d’ombre e di luci che stordisce”.

Il fantasma della poesia serve a Spagnuolo per rievocare aneliti autobiografici e per cercare di cicatrizzare il cranio svuotato da apparizioni irradiate, visioni di sugosa bellezza giovanile e “Lego il segreto al profumo della corsa/ e mi abbandono all’abbaglio delle ore”.

La rapsodia di questi testi è la solitudine di un vecchio corpo gemente – finita ogni possibilità – che fa breccia nel tessuto dei versi per cercare un senso ultimo, e poter finalmente digradare la voce senza più patemi.

“Adesso devo morire anch’io” scrive Spagnuolo nelle tredici elegie In memoria di Elena. “Per sparire nel nulla, o per  scoprire dove si cela la tua sembianza”.