“Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera” di Cheikh Tidane Gaye

“Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera” di Cheikh Tidane Gaye

Recensione di “Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera” di Cheikh Tidane Gaye.

Europa hai mai alzato le mani per chiedere scusa?”

Tidane Gaye riscrive la storia della sua vita e lo fa sotto forma di lettere indirizzate a un caro amico “fratello” Silmakha. Come un antico cantore senegalese, Gaye racconta l’epica del suo viaggio, dello status di straniero, della clandestinità, della sua negritudine; si ribella con carta e penna dei torti subiti, con intelligenza, onore e dignità. “Ho il verso sulle mie labbra, la strofa nei miei occhi” scrive Gaye – e rivendica la grande cultura, la storia e la filosofia dei popoli africani costretti nei ranghi del Terzo Mondo dall’enciclopedia politica dell’Occidente.

Secoli di vessazioni, torture e deportazioni in difesa degli ideali europei e americani 1789 e 1791 di Libertà Uguaglianza Fratellanza & Every man is freedom – e storie di schiavitù moderna, ci rivelano il fallimento totale dell’uomo: la forza della scienza e le grandi teorie della medicina e della macroeconomia occidentali ci hanno insegnato a volare come gli uccelli ma non hanno detto come convivere nel rispetto e nell’amore reciproco.

Europa! Io non sono una bestia. Filosofico è il tuo pensiero, barbaro il tuo modo di agire”.

Un viaggio a ritroso nel tempo delle meraviglie del corno d’Africa, delle sue storie leggendarie e delle sue tradizioni – ma le lettere di Gaye sono soprattutto confessioni struggenti sulla condizione impossibile dello straniero, il cui volto non ha un nome ma solo un colore “da evitare”.

Non importa quanto e come si lavori, non importa avere le carte della Cittadinanza, non importa possedere titoli di studio, lauree o esser giudicati umili e pacifici – ciò che resta purtroppo è ancora il cognome, il luogo di nascita e la fisionomia. In Italia – come in molti altri paesi occidentali – “l’inclusione è lontana dall’essere realizzabile”.

Non si può uccidere in Africa, malmenare innocenti, rubare loro le materie prime, prosciugare i loro pozzi di greggio, inquinare l’ambiente, sfruttare il lavoro minorile, stuprare le donne, complottare per capovolgere regimi eletti democraticamente, vendere armi, discriminare, e poi osare definirsi CIVILI”.

Cheikh Tindiane Gaye, nato in Senegal, è cittadino italo-senegalese residente in Brianza, sposato e padre di tre figli. É poeta e scrittore bilingue. Fin dalle sue prime pubblicazioni ha cercato di sensibilizzare e far conoscere il dramma vissuto dagli stranieri, che migrano in paesi lontani con la speranza sulle spalle di migliorare la propria condizione di vita e quella di intere famiglie.

La sua ultima prova letteraria “Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera” è stata pubblicata da Jaca Book per la collana “Terra Terra” – un progetto editoriale nato dall’intenzione di dar voce ai problemi legati alle guerre e alla pace nel mondo, alla politica e al dialogo interculturali.