“Il mondo visto dai libri” di Hans Tuzzi

“Il mondo visto dai libri” di Hans Tuzzi

Recensione di “Il mondo visto dai libri” (Skira, 2015) di Hans Tuzzi.

Sarebbe stato un ottimo regalo di Natale questo bel volume di Hans Tuzzi, Il mondo visto dai libri, pubblicato dalla casa editrice milanese Skira, da fare a tutti coloro che esaltano di questi tempi le funzioni ottimizzatrici della lettura digitale.

Sì, perché – da questo momento in poi – allo scrittore Hans Tuzzi, che abbiamo conosciuto per i numerosi romanzi gialli, dobbiamo riconoscere un ruolo di moderno bibliofilo, che sa unire il passato e il futuro del libro attraverso nuove consapevolezze scevre da pregiudizi.

Davvero prezioso è questo volume che flette nell’essenza del libro la protagonista assoluta di questa storia della “carta stampata”. Sono i libri a guardare il mondo, non gli uomini a guardare il mondo attraverso i libri. Un punto di vista diverso e affascinante che ci permette di non cadere nella banalità dell’aforisma o della ripresa forzata.

Una storia di libri più che dei libri e attraverso questa storia – fatta di eventi, incontri, passaggi chiave – c’è la storia degli uomini che inevitabilmente si intreccia con essa.

Bello, bellissimo, questo titolo – Il mondo visto dai libri – che rimanda a un certo realismo magico o a un certo surrealismo (Borges? Saramago? Landolfi?) e la citazione di Benjamin (“libri e puttane si possono portare a letto”) posta dopo Joubert e Sciascia che con esso contrasta e, al tempo stesso, ribadisce il senso di questo minuzioso lavoro.

Tuzzi gioca a ricoprire più ruoli: lettore, bibliomane/bibliofilo, scrittore, pedante, vojeurista, spocchioso intellettuale radical chic, provocatore, scribacchino.

Tutti e nessuno, poco importa. L’intuizione è comunque geniale e si presenta come un grandioso gioco di specchi piuttosto che una “divertente incursione nella Galassia Gutenberg” in cui molteplici voci ora si sovrappongono ora stridono ora innalzano un canto corale alla vita e al verbo.

Cos’è questo libro? Un romanzo, un saggio, un viaggio. È tutte queste cose insieme e molto di più. Uno squisito divertissement letterario che fa di Hans Tuzzi uno scrittore molto più amabile e, probabilmente, grande di quello che abbiamo conosciuto con i suoi “classici”.

La prosa è delicata e scorrevole, ferma e plasmabile tra aneddotiche, rimandi e giochi linguistici, e si dipana perfettamente negli incastri di questo saggio-romanzo suddiviso in capitoli che coincidono con le lettere dell’alfabeto (parisiana memoria), da “Assassinare (per un libro)” a “Zanzibar” e ci permettono di zigzagare in in sei secoli di storia, dall’Umanesimo ai giorni nostri.

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