"Il canto della pioggia" di Badr Châker As-Sayyâb # traduzione di Paulina Spiechowicz

“Il canto della pioggia” di Badr Châker As-Sayyâb # traduzione di Paulina Spiechowicz

“Il canto della pioggia” è una poesia di Badr Châker As-Sayyâb tradotta da Paulina Spiechowicz. Il canto della pioggia di Badr Châker As-Sayyâb

I tuoi occhi due palmeti
all’ora dell’alba
o due balconi sotto la luce che fugge.
Nel loro sorriso nascono le foglie,
della vigna,
e danzano le luci, come lune
sul fiume
ch’un remo farebbe fremere, dolente con l’aurora.
I tuoi occhi, due colombe dove palpiterebbero
le stelle,
annegando nella nebbia del dispiacere diafano:
così il mare, sotto una sera di cui la mano immobile
sarebbe l’inverno tiepido, l’autunno che trasale,
morte e natività, tenebre e luce,
e risveglierebbe, in tutta la mia anima,
il tremito del pianto,
estasi selvaggia verso la stretta del cielo,
come l’estasi di un bambino spaventato
davanti alla luna.
Gli archi delle nuvole sembrano bere le nubi
E goccia a goccia dissolversi nella pioggia.
I bambini ridevano alle schegge sotto le tegole
e il silenzio dei passeri negli alberi
era picchettato
dal canto della pioggia… pioggia … pioggia …

La sera sbadiglia e le nubi senza riposo
versano e versano il loro peso di lacrime,
a credere che un bambino, prima di addormentarsi,
non smette di divagare
pensando a sua madre: un anno fa,
si svegliava
senza più trovarla! Allora
come intestardito a domandare
gli rispondono: “Dopo-domani, ritorna!”
Ritornerà, sicuramente,
anche se gli amici bisbigliano ch’è laggiù,
sul fianco della collina dove dorme un sonno tombale,
mangiando le loro terre e bevendo la pioggia.
A credere che un pescatore triste raccoglie le sue reti
e, maledicendo la sorte e l’acqua,
disperde il suo canto verso la luna in declino,
Pioggia… Pioggia…
Sai della tristezza che monta dalla pioggia,
le grondaie singhiozzando sotto il carico
e questa erranza che colpisce il miserabile
sotto la pioggia?
Senza fine, come il sangue versato, gli affamati,
l’amore, i bambini, i morti:
così la pioggia.
Le tue prugnole m’assediano
Con la pioggia.
Attraverso le onde del Golfo, i lampi
sfregano di stelle e di scaglie le rive dell’Irak
e sembrano preparare il propagarsi dell’incendio,
mentre su di loro la notte tira una tela di sangue.
Grido al Golfo: “Golfo!
Tu che prodighi le perle, le scaglie e la morte!”
E l’eco ritorna come un singhiozzo:
“Golfo!
Tu che prodighi le scaglie
E la morte!”

Ancora un po’ e sentirò l’Irak
Fare provvisioni di tuoni,
ammassare le scaglie, sulle pianure e le montagne,
tanto che quando gli uomini ne strapperanno
il sigillo,
i venti non lasceranno di Thamûd,
nella valle alcuna ombra.
Ancora un po’, e sentirò le palme
bere la pioggia,
sentirò gemere i villaggi, e
gli esiliati
combattere, di rami e di vele,
le tempeste del Golfo e i suoi tuoni,
cantando: Pioggia… Pioggia… Pioggia…
In Irak la Fame.
Quando la stagione dei monsoni lo ricopre di raccolte,
è per ingozzare corvi e cavallette,
mentre, triturando pietre e paglia,
gira una bica sui campi, con gente attorno.
Pioggia… Pioggia… Pioggia…
Che delle lacrime versate, la notte della partenza,
e noi adduciamo a pretesto, per paura d’esser biasimati,
la pioggia. Pioggia… Pioggia…
Dalla nostra infanzia, il cielo
Si copre d’inverno,
e cade la pioggia,
ed ogni anno, quando l’erba nasce
abbiamo fame.
Non c’è anno che passa senza la Fame in Irak.
Pioggia… Pioggia… Pioggia…
In ogni goccia di pioggia,
rossa o gialla, un giardino in fiore.
Ogni lacrima degli affamati, dei moribondi,
ogni goccia versata, sangue degli schiavi,
sono il sorriso in attesa di una nuova bocca,
o il seno che arrossisce, offerto alle labbra
del neonato,
nel mondo di un giovane domani, maestro di vita!
Pioggia… Pioggia… Pioggia…
Dalla pioggia nascerà l’erba dell’Irak.

Grido al Golfo: “Golfo!
Tu che prodighi le perle, le scaglie e la morte!”
E l’eco ritorna
Come il singhiozzo:
“Golfo!
Tu che prodighi le scaglie e la morte!”
E il Golfo, attingendo ai suoi innumerevoli doni,
sparge
sulla sabbia una schiuma salmastra
e delle squame,
con degli ossi, tutto quello che resta
d’un miserabile affogato,
d’uno di questi esiliati sazi di morte
dall’abisso, nel fondo del Golfo,
nondimeno in Irak mille vipere
bevono il miglior succo,
preso d’un fiore nutrito al fresco
dell’Eufrate.
Sento l’eco suonare sul Golfo:
“Pioggia… Pioggia… Pioggia…
in ogni goccia di pioggia,
rossa o gialla, un giardino in fiore,
ogni lacrima degli affamati, dei moribondi,
ogni goccia versata, sangue degli schiavi,
sono il sorriso in attesa d’una nuova bocca,
o il seno che arrossisce, offerto alle labbra
del neonato,
nel mondo d’un giovane domani,
maestro di vita!

E cade la pioggia.

Badr Châker As-Sayyâb è nato nel 1926, vicino a Bassora, in Irak. Dopo aver studiato Letteratura inglese, è stato impiegato in diverse aziende, poi nell’amministrazione. È morto in Kuwait nel 1964. Il Canto della pioggia è stato tradotto con il supporto della traduzione francese di André Miquel, Actes Sud, 1977 e 2004.

Badr Châker As-Sayyâb

Badr Châker As-Sayyâb