Finisce il Salone del Libro di Torino

Finisce il Salone del Libro di Torino

Finisce il Salone del Libro di Torino, edizione 2015.

Insomma, nel bene e nel male, questa edizione 2015 del Salone del Libro si lega indissolubilmente alla piccola e media editoria. O meglio, a una parte di essa. Quella che ha fatto registrare una crescita significativa nelle proprie vendite, a differenza di quelle più o meno stabili rispetto allo scorso anno di colossi editoriali come Mondadori Feltrinelli e RCS. E quella che non paga i suoi collaboratori, come ha fatto emergere la protesta dei Volontari Involontari.

Ma andiamo con ordine, prima le luci. E/O chiude con un +20% nelle vendite: il suo titolo più acquistato è stato La banda degli amanti di Massimo Carlotto, vale a dire il ritorno sulle scene letterarie del detective senza licenza Marco Buratti detto Alligatore, e i libri della candidata al Premio Strega Elena Ferrante. Anche per Minimum Fax +20%: titolo più richiesto è Quando siete felici, fateci caso di Kurt Vonnegut. Saldo positivo anche per Marcos Y Marcos e Del Vecchio editore, +15%. Soddisfatti la casa editrice NN – nata a marzo e per la prima volta al Salone – e Gallucci Editore, tornato a Torino dopo un’assenza di due anni. Ha fatto registrare un buon +20% Emons Audiolibri, all’esordito con i libri di carta.

Numeri positivi che si inseriscono nel trend altrettanto positivo che ha caratterizzato la fiera torinese. L’edizione numero 28 chiude infatti con una crescita di fatturato medio del 15%. “Un risultato che ci soddisfa dopo mesi di lavoro non sempre facili e rettilinei”, ha commentato Rolando Picchioni, presidente della Fondazione del libro. E crescono anche i visitatori, +0,7% rispetto al 2014: alla conferenza stampa di chiusura i dati forniti parlavano di 341mila visitatori, che probabilmente, anche se di poco, sono saliti ulteriormente dato che poi il Salone ha chiuso i battenti alle 22 e la conferenza è avvenuta nel pomeriggio dell’ultimo giorno.

Il ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, Dario Franceschini, non ha nascosto la sua soddisfazione:

“Il grande successo del 28° Salone Internazionale del Libro di Torino è un segnale incoraggiante per il mondo della cultura italiana. I tanti giovani che con entusiasmo hanno affollato gli stand del Lingotto, l’enorme successo del padiglione della Germania paese ospite di questa edizione, le code per assistere agli incontri con gli autori sono i tasselli di un’opera meritoria costruita negli anni con passione, energia e professionalità. Tutto questo fa di Torino uno dei principali snodi internazionali dell’incontro tra editoria e pubblico, un patrimonio nazionale da tutelare e valorizzare.”

E chiudiamo alle ombre. L’azione dei “Volontari involontari” ha interrotto lo svolgimento programmato del Salone, il suo flusso indistinto tra visitatori e appuntamenti vari calendarizzati. Il gruppo, che raccoglie traduttori, editor e anche autori, si è presentato davanti allo stand di Castelvecchi e ha chiesto il pagamento arretrato delle loro collaborazioni. Molti di loro erano in attesa da mesi di ricevere i loro compensi. La protesta ha assunto rilevanza perché Castelvecchi – che recentemente ha pubblicato due volumi sulla storia del lavoro firmati da Stefano Musso – si è sempre presentata come una casa editrice che punta alla qualità del prodotto. Da quanto si apprende, alcuni collaboratori sono stati poi pagati, ma hanno commentato amaramente il fatto in questo modo: “Pagano chi alza più la voce, ma non prendono impegni per gli altri che ancora aspettano”.

Appuntamento dunque al prossimo anno, con l’Arabia Saudita in veste di paese ospitante e le prime polemiche già nate al riguardo. Ma questa, almeno per il momento, è un’altra storia.