«Fegato» di Bruno Del Greco

«Fegato» di Bruno Del Greco

Recensione di «Fegato» (Ensemble, 2020) di Bruno Del Greco. Articolo di Samantha Volponi.

Fegato. Questo il titolo del racconto autobiografico di Bruno Del Greco, un titolo che mette in guardia; termine di apertura del primo capitolo, termine con il quale si conclude il romanzo, ma anche termine filoconduttore di tutta l’opera, in quanto “organo col quale si scrive”, come dice l’autore.

Fegato è un’opera che colpisce e che appassiona, fina dalle prime pagine. Su una struttura di base solida, sia dal punto di vista della costruzione che del contenuto, si articolano miriadi di racconti di richiamo al passato e rimando al futuro, che si intrecciano in una trama complessa ma mai pesante.

9788868815226

Ciò che rende il tutto avvincente e particolare è soprattutto la tecnica di scrittura utilizzata da Del Greco che, fra le altre cose, decide di far ricorso anche al dialetto. Si tratta di una scrittura vivace e lessicalmente colorita, molto ricca di ironia e spesso segnata da flussi di coscienza che si articolano quasi senza sosta. Un modo di descrivere in cui l’autore conferisce carattere non solo ai personaggi, ma anche agli oggetti, agli ambienti, per cui, leggendo, nella mente del lettore prendono chiara forma le persone e le cose, ci si trova in quegli stessi luoghi, si respira quell’aria, si percepisce quell’atmosfera che l’autore ha a cuore di trasmetterci (e spesso fegato di raccontarci). Un effetto incalzante, una “pioggia di immagini e di sensazioni sotto cui ci mette la vita”, come scriveva Mario Praz della tipica tecnica di Virginia Woolf.

Appassionante racconto autobiografico, quindi, ma anche storia di tutti noi che, come l’autore, siamo già venuti a conoscenza dei vari aspetti, più e meno piacevoli, della vita. Un racconto nel quale ci si ritrova, personaggi nei quali ci si immedesima.

Raccontando la sua storia, e riuscendo sempre a farci sorridere, Bruno Del Greco racconta l’Italia: quella degli affetti familiari, della scuola severa, della situazione economica precaria, dell’emigrazione interna degli anni Sessanta che, nei lettori che in modi diversi l’hanno vissuta, suscita ricordi profondi.

Fegato è un’opera originale, completa, matura. Sembra impossibile pensarla come opera di debutto.

Articolo di Samantha Volponi ©