Da "Il Signor Cogito" - inediti di Giorgio Linguaglossa

Da “Il Signor Cogito” – inediti di Giorgio Linguaglossa

Da “Il Signor Cogito” – inediti di Giorgio Linguaglossa.

Il Signor Faust siede sulla sedia rossa di fronte al mare di Giorgio Linguaglossa

Il Signor Faust siede sulla sedia rossa di fronte al mare.
«Sapete, anche dio ha affittato un servizio di contro spionaggio,
dicono che abbia un debole per il diavolo.
Ma non è così, ve l’assicuro».
……………………………………
«L’immortalità è una menzogna
degna degli umani,
la vostra lebbra, o meglio, il vostro raffreddore»,
chiosò il Signor Faust dalla sedia rossa
sorseggiando un Martini con ghiaccio.
Dietro la finestra un merlo e un’upupa gorgheggiavano.

«Vostra Maestà».
Il merlo e l’upupa si scambiano di posto.
«Suonate», dice senza riserbo il Signor K.,
«Concerto per violino in re maggiore op. 61, Beethoven».
Il Signor K. ripiega le sue ali nere dietro le spalle
e si siede sulla sedia rossa. Ma il mare è scomparso.
Un corvo ha preso il posto del merlo.
Il canto dell’upupa rimbomba.
Io prendo l’archetto e il violino.
Imbraccio lo strumento del mio amore defunto.
Un saltellante rondò finale ilare e gioviale
accompagna i movimenti del mio gomito.
Una unità di tre persone. Una trinità.
Resurrezione. Eternità.

Andante, allegro, gioioso, con brio,
largo, lento, cupo. È l’archetto che insegue il violino
il fuoco il ghiaccio, e l’ombra,
la carne viva.

Un lampadario veneziano brilla nella Kammerspiel di Giorgio Linguaglossa

Un lampadario veneziano brilla nella Kammerspiel
color fucsia dove una maîtresse si trucca allo specchio.
“Il signor Retro estrae l’orologio da tasca,
lo carica –
ascolta il ticchettio del meccanismo,
che impassibile spinge avanti
le lancette e i secondi
(come fermare l’istante, questa goccia di eternità?)”.*
Il Signor K. si toglie i guanti
getta una manciata di gioielli,
(smeraldi, perle, diamanti, rubini)
sulla toeletta, il tutto, così, alla rinfusa.
L’innominato indossa una redingote
nera, lucida, lisa, occhiali di tartaruga
con le stanghette dorate.
Gli uccelli sugli alberi emettono un singulto metallico.
Si alzano in volo col muso ad uncino i pipistrelli.
Sette corvi beccano il mangime nel letamaio.
Nella Kammerspiel è entrato il fruscio degli astri.
Il Signor K. si mette in posa nel corridoio.
«Dov’è?».
«Cosa?».
«Il quaderno nero».

* versi di Marek Baterovicz

La polizia segreta cerca il «quaderno nero» di Giorgio Linguaglossa

I

La polizia segreta cerca il «quaderno nero».
Perquisisce ogni centimetro quadrato della mia abitazione,
getta le masserizie all’aria, sfonda le pareti,
smonta le mattonelle. Dicono che c’è «un sole inabissato»
da qualche parte.

II

Finestra buia. Finestra illuminata.
Enceladon è nuda esce da una porta della notte e si pettina
i capelli color rame davanti allo specchio.
Un merlo gorgheggia. Gli uccelli tossiscono.
Lanterna rossa. Fascio di luce conica.
Un riflettore è puntato sulla faccia del Signor Cogito.
La polizia segreta scava nel giardino.
Cerca ciò che non può più trovare
perché Cogito ha distrutto il quaderno nero
gettandolo nel fuoco.

III

Sono le tre. Il rintocco argentino del carillon
disturba la tranquillità del Signor Cogito.
Il suo pensiero è simile al moto del pendolo,
va dallo zenit alla fossa delle Marianne
dal fumo delle puzzolenti nazionali
all’etere del pensiero teologale.
Nella Kammerspiel c’è silenzio. Di tomba.
Improvvisamente, uno scalpiccio di passi.
I cinque poliziotti sono usciti in corridoio.
«Arrivederci», «Passate più spesso a trovarmi»,
dice agli ospiti il Signor Cogito.

La Ljubljanka interroga il musicista

I

Le blatte si accalcano nella fessura della porta.
Il Signor K. esce dalla notte
sbatte la porta ed entra nello specchio.
Interroga la bellezza di Enceladon
mentre la Ljubljanka fa catturare tutti gli uccelli.
Dispone che gli uccelli vengano impiccati
ai rami degli alberi e lasciati oscillare
come cetre al vento del Favonio.
Interrogano il musicista.
Interrogano il Signor Cogito.
Cercano «un sole inabissato».
La polizia segreta perquisisce il violino,
smonta la cassa armonica, fa a pezzi l’archetto.

II

La Ljubljanka ha convocato il violinista
negli uffici della polizia segreta.
La tigre sorride.
Il Signor Retro mastica un chewingum.
Hanno interrotto le perquisizioni.
Hanno requisito il violino.
Hanno divelto la porta rossa e la finestra azzurra.
Hanno abbattuto le pareti.
Il Signor K. dice che il violino non ha colpe.
«Non c’è nessun sole inabissato».
«C’è un solo colpevole». «È lei il colpevole».