"Caro scrittore in erba…" di Gianluca Mercadante

“Caro scrittore in erba…” di Gianluca Mercadante

Gianluca Mercadante e il suo resoconto di una vita spesa a combattere per la scrittura.  Recensione di “Caro scrittore in erba…”

Di libri sulla scrittura e sull’editoria ne esistono davvero tanti. Da quelli di grammatica basica per aspiranti scribacchini, a quelli di scrittura creativa e non creativa, a quelli per scrivere un buon romanzo in 100 giorni, ai manuali di sopravvivenza per non annegare nel mare magnum della complessa, estesa, monumentale, faraginosa, a tratti estenuante, editoria italiana.

E in un periodo in cui abbondano titoli in libreria – molti dei quali improbabili e improvvisati – e abbondano scrittori dell’ultim’ora, di quelli del “se non pubblico non sono nessuno”, “cerco di pubblicare prima ancora di scrivere”, “come potrà l’umanità intera sopravvivere senza il mio scritto?”, e si è costretti, in libreria, a dribblare tra proposte in numero tendente all’infinito; in un periodo così, dicevo, ci sarà poi realmente bisogno di un ennesimo volume sulla scrittura e l’editoria italiane?

Be’, se il volume suddetto è un piccolo compendio di suggerimenti messi nero su bianco con sagacia, ironia, profondità e lucidità, il tutto accompagnato da una penna fluida e da una parlantina (della scrittura lo si potrà dire?) esilarante e coinvolgente, condita con episodi che rasentano il fantastico ma che, come lo stesso autore ammette – seppur spiegando di aver colorito gli avvenimenti descritti – sono inspiegabilmente autentici; sì, ce n’era assolutamente bisogno.

Il libro è di Gianluca Mercadante e si intitola Caro scrittore in erba…, edito per i tipi di Las Vegas Edizioni. Il libro è da leggersi tutto d’un fiato e da sorriderci sopra con costanza, soprattutto se si nutrono aspirazioni letterarie e/o si conoscono i meccanismi del grande mercato dei libri. Tra un aneddoto e l’altro, si infilano tra le righe parlate regionali improbabili, riferimenti costanti alle piccole manie dell’autore, che possono diventare e, anzi, diventano, le manie di tutti. Come lo svegliarsi di prima mattina, prepararsi di tutto punto a una lunga giornata creativa, e cadere vittima di se stesso, tra perdite di tempo online, telefonate paradossali, proposte giornalistiche “imperdibili” e fraintendimenti costanti con la variegata umanità che circonda il povero autore ormai lontano dalla concentrazione creativa perseguita inutilmente dalla prima mattina.

Tra i momenti più significativi del libro, va sicuramente annoverato il resoconto di una presentazione in luogo misconosciuto in compagnia di un gruppo musicale con cui il giovane scrittore condivide la lunga strada per il successo. Ad accogliere i giovani artisti, una serie di incomprensioni e personaggi poco convinti e ancor meno collaborativi. Così, come fa per l’intera nostra lettura, Mercadante si rivolge al lettore, che sa essere lo scrittore in erba, che sa essere ingenuo e un po’ sprovveduto:

“Vedi, caro Scrittore in Erba, in questo mondo qua, dicevo, è davvero triste trattar male la gente che lavora. […] Pubblicalo tu, un libro, incidilo tu, un disco, e poi vai a suonare e/o a leggere le tue robe in un posto del genere, gratis et amore Dei. Bisognerebbe scrivere una legge, non un libro. Bisognerebbe tutelare il diritto alla passione. Bisognerebbe tutelare la passione quando diventa mestiere – e sostenerla di conseguenza sul piano economico. Bisognerebbe trattare col dovuto rispetto chi propone il suo lavoro a un qualsiasi pubblico e bisognerebbe che quel lavoro imparassimo tutti quanti a considerarlo tale. Con la scrittura, con la musica, con le arti non ci si gioca.”

Caro scrittore in erba… è l’indispensabile strumento necessario a scardinare le fantasie e le convinzioni editoriali, in un paese, l’Italia, in cui ci si è dimenticati che la scrittura è, innanzitutto, la naturale conseguenza di un lungo percorso fatto di immani e immense letture, di conoscenza delle proprie propensioni e di coltivazione costante del proprio eventuale talento, o, in mancanza di esso, e ancor più se in mancanza di esso, di impegno nel cesellare la propria scrittura col fine ultimo, fondamentale, di scrivere bene! E di non permettere mai che il proprio impegno venga svalutato e mortificato da una macchina assassina quale è quella dell’editoria non di mestiere, ma di disonestà vestita di mecenatismo (salvo pretendere di non fare impresa investendo su un prodotto che si ritiene valido, ma richiedendo contributi economici da chi, invece, dovrebbe aver lavorato per poter raccogliere, infine, i prodotti del proprio mestiere).

E allora eccola, la sfida di Gianluca Mercadante e della sua coraggiosa casa editrice: raccontare di una vita spesa per la scrittura, per far sì che la scrittura stessa riguadagni il posto che si merita tra le arti e i mestieri.

“Uno scrittore, un vero scrittore, bada soltanto a scrivere. Quando termina un libro, un vero scrittore già pensa a scriverne un successivo, indipendentemente dalle proiezioni dei vostri uffici marketing, indipendentemente dall’essere stato pubblicato o meno. Le sue parole, edite o inedite, lette o non lette, devono per loro natura, per loro necessità vitale uscirgli dalla penna e perciò gli sopravvivranno. In libreria o dentro una cantina, spolverate ogni fine settimana da una brava massaia o ammuffite e maleodoranti, appallottolate in chissà quale remoto angolo della fogna in cui sono roto-late. È questo che forse non ricordate. È questo che forse dovreste ricordare.”

Buona lettura, caro scrittore (e lettore) in erba…