Un gioco letterario: "That’s (im)possible" di Cristò. Racconto orale di lotterie, numeri e utopie

Un gioco letterario: “That’s (im)possible” di Cristò. Racconto orale di lotterie, numeri e utopie

Recensione, a cura di Micaela Di Trani, di “That’s (im)possible” (Caratteri Mobili) di Cristò.

That’s (im)possible (Caratteri Mobili) è, stando al sottotitolo, Un racconto orale. That’s (im)possible è il racconto di un fatto impossibile attraverso le voci di personaggi più che credibili. È una lunga sequenza di primi piani e di voci concentrate sulla ricostruzione di un fatto impossibile.

That’s (im)possible è il romanzo di un autore giovane e originale, Cristò. È la sfida sua e della sua casa editrice alla letteratura consueta, stigmatizzata.

That’s (im)possible è una trama ricostruita dalle voci di personaggi vari, interpellati, in una sorta di resoconto giornalistico, per esternare il loro ruolo all’interno del fatto impossibile.

That’s (im)possible è la storia di una lotteria e del suo ideatore, Bruno Marinetti.

Bruno crea, partendo da un’intuizione e da un progetto, il semplicissimo, eppure indecifrabile, meccanismo alla base di una lotteria trasmessa su una rete televisiva locale. La lotteria prevede – ma è impossibile! Sì, ma l’avevamo detto – che i partecipanti indovinino un numero compreso tra lo zero e l’infinito.

L’assurdità alla base della lotteria si trasferisce sull’utenza iniziale del programma durante il quale viene comunicato il numero vincente. Come un’epidemia, la febbre del gioco (mai fu più azzeccato il modo di dire) dilaga, e si diffonde con una velocità difficile da immaginare, quasi impossibile da preventivare. Le interviste ai personaggi ricostruiscono, tassello dopo tassello, la diffusione del fenomeno, le sensazioni dei giocatori, la famelica ossessione della ricerca del numero da indovinare.

La febbre espatria, conquista il mondo e pare incurabile. Perché, pensiamoci, come è possibile immaginare un numero tra lo zero e l’infinito? E, se è vero che la probabilità che ne esca uno è tale e quale a quella che ne esca un altro, come è possibile la semplice espressione, mentale e fisica, di uno qualsiasi di questi impossibili e infiniti numeri?

Ma a nessuno pare importare. Come a pochi, tra i quali vanno però annoverati i giornalisti e gli enti finanziatori, pare importare la modalità di estrazione del numero. Perché è impensabile un pallottoliere, una macchinetta per l’estrazione, di quelle che girano e mischiano, un sacchetto, o anche un cervello artificiale, capace di esprimere un numero tra lo zero e l’infinito basandosi sulla assoluta casualità. Pare essere proprio impossibile, sì.

Cristò trasforma il suo racconto orale in un racconto corale insolito, moderno perché smantellato e poi ricomposto secondo un ordine nuovo, che tiene stretto il lettore in un serrato tempo più simile alla pausa di uno spot pubblicitario che alla ricostruzione analitica della letteratura. Eppure ricostruisce, attraverso la letteratura, una vicenda che pare tutta avvolta sui tempi mediatici. Pare, appunto.

Con uno stile insolito e ricercato, moderno, vivo ma mai sciatto o trasandato; con una costante attenzione ai particolari, ai rimandi a oggetti-simbolo dei personaggi che paiono essere comparse solo a una lettura superficiale, Cristò ci trascina in un universo fatto di numeri.

E a chi crede non sia possibile un racconto orale che coniughi tutto ciò in uno spazio fisico ristretto, perché ristretto deve essere, per sua stessa definizione, il racconto, non c’è che da rispondere: That’s NOT (im)possible.

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