“Lo scopo della vita è evolversi”. Conversazione con il mecenate Alessandro Dall’Oglio
Intervista al mecenate Alessandro Dall’Oglio.
La vita è fatta di “evoluzioni in altri ed alti stati di coscienza, e percorsi e passaggi ellittici”. Così si esprime il poeta Alessandro Dall’Oglio, che ha fatto anni l’analista finanziario ed il gestore dei fondi comuni d’investimento per alcune primarie società finanziarie quali “Romagest”, “Fineco Asset Management”, “Capitalia” e “Pioneer Investments”, mentre ora è impegnato in opere di mecenatismo. Il trait d’union tra la vita passata e quella di oggi è l’approfondimento, l’intuito e la diversificazione degli interessi e passioni. Non a caso era un gestore di fondi con performance e affidabilità misurate pari all’81%. Lo abbiamo intervistato per capire meglio cosa lo ha portato da una dimensione prosaica ad un viaggio che si nutre di bellezza e verità.
Dalla sua attività precedente che insegnamenti ha tratto?
La velocità nel prendere le decisioni, l’analisi ed il controllo delle variabili. L’elemento terra serve per compensare l’astrazione dell’aria, così come il vento armonizza l’acqua nel Feng Shui.
Rimpiange qualcosa di quello che era un tempo?
No perché secondo me la vita è fatta di cicli, che vanno dai tre ai sette anni. I miei durano tre anni. Guadagnavo bene ma non crescevo dentro. Lo scopo della vita è sempre quello di evolversi e completarsi. Anche il matrimonio come il lavoro ha portato ad una crescita, ma quando si capisce di essere a un punto di stasi bisogna avere il coraggio di cambiare.
Si è appena concluso alla Garbatella “Dieci Lune – Festival dell’autore” da lei finanziato. Quali contributi ha apprezzato maggiormente?
I due laboratori di teatro, restauro ed astronomia. Per quanto riguarda il primo ho potuto apprezzare la storia della drammaturgia di Marco Belocchi e l’approccio olistico di Tiziana Brigada. I relatori del secondo sono stati Pietro Coronas, restauratore senza frontiere e Gianfranco Malorgio, restauratore di sculture marmoree al cimitero acattolico al testaccio, oltre che opere pittoriche di Boccioni e Morandi. Infine l’astrofisico Stefano Giovanardi ha reso pieno valore al servizio prestato da anni al planetario di Roma, aggiungendo un profilo scientifico al festival.
Lei è anche impegnato in prima linea nel campo del restauro al cimitero acattolico di Roma. Come nasce questo desiderio di aiutare materialmente la cultura e le arti?
Si ho finanziato la tomba di Abbott, una delle più grandi. Ho molte affinità caratteriali e le stesse origini toscane (la madre è di Arezzo) di Caio Cilnio Mecenate. Sono grato ai miei genitori per avermi insegnato che quando si ha la possibilità di aiutare qualcuno ci si deve sentire automaticamente in dovere di farlo. Al contrario, concentrarsi troppo su noi stessi e dimenticarsi degli altri, ci porterà a sprecare una parte dell’esistenza.
Quali sono le affinità con Caio Cilnio? E cosa apprezza della cultura dell’epoca?
Anche lui era un poeta come me. Amava circondarsi di vari artisti, dai più mediocri a quelli più noti come Virgilio, Orazio e Properzio. Era famoso inoltre per i suoi salotti e teneva molto alle sue origini etrusche. Mi piace molto il ruolo della donna in Etruria perché a differenza delle romane dell’epoca, era più colta e indipendente. Non vigeva il matriarcato ma la parità dei sessi. Il rapporto relazionale era molto più naturale ed il piacere veniva vissuto senza ipocrisie.
Lei ha scritto ben cinque libri di poesie. Se potesse descrivere con tre aggettivi le sue poesie quali userebbe? Ha in mente un nuovo libro?
Estetiche, allegoriche e fresche. Ho uno spirito dissacrante e onirico anche nella scrittura. Scriverò ancora ma forse ho raggiunto l’apice con “Acqua e Vento” che ha vinto un premio letterario istituzionale a marzo 2014. Il mio nuovo libro si intitolerà “Desideri Cinestetici”.
Oltre alla poesia ha altri interessi? Cosa invece non le piace fare?
Farei prima a dire cosa non mi interessa, ma amo tutte le arti, specialmente quelle visive e il teatro. Al romanzo preferisco i saggi. Apprezzando le discipline olistiche sono un assiduo frequentatore del centro olistico “Harmonia Mundi”. Adoro il compromesso mentre non mi piace perdere tempo. Lo spreco di tempo è l’errore peggiore che possiamo commettere.
Perché ha scelto la Garbatella come residenza elettiva?
Sono nato nel 1974 alla Garbatella nuova, quando ancora era un quartiere periferico e malfamato. Oggi invece è tutto più radical-chic, si è abbassata l’età media anche grazie ai tanti nuovi residenti stranieri, non solo qui per motivi di studio. Dopo una breve parentesi da sposato a Poggio Ameno sono tornato qui perché per me rappresenta il supremo saldo tra la metafisica dell’Eur e l’ideale di città giardino, con delle bellissime sfumature di cielo tendenti al grigio. Ho comprato una casa nelle immediate vicinanze della parte barocca.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
Voglio approfondire le arti visive e il teatro dove è più facile fare investimenti e produzioni con le persone giuste e c’è una minore dispersione di energie. Per l’arte, architettura e design, mi dedicherò alla galleria “Curva Pura” a cui tengo particolarmente. Chi ci lavora mi assomiglia: sono una sorta di mio “animo specchio” e anche molto attivi. Per il futuro, costituirò una fondazione per il Mecenatismo investendo 432.000 euro. Non è una cifra a caso. 432Hz è la frequenza dei rapporti interpersonali e 432.000, oltre ad essere un numero sacro nelle civiltà antiche, rappresenta a mio avviso la somma capace, con una sana gestione, di autoalimentare inizialmente il capitale e di poterne ricavare annualmente i frutti per produrre un adeguato mecenatismo.
Un’ultima curiosità…il prossimo anno il cimitero acattolico compirà 300 anni. Ha in mente qualcosa di particolare?
Di sicuro farò un omaggio al cimitero e oltre al nuovo restauro della cappella Andersen, donerò una scultura che sarà una rosa di marmo ispirata all’omonima poesia contenuta nel mio libro “Acqua e Vento”.