"La memoria e il potere" di Mario Lentano

“La memoria e il potere” di Mario Lentano

Recensione di “La memoria e il potere. Censura intellettuale e roghi di libri nella Roma antica” di Mario Lentano.

Il libro di Lentano si presenta al pubblico come un saggio storico ambientato nell’antica Roma, in quel caotico guazzabuglio di eventi che investì la città caput mundi nel passaggio dall’età repubblicana a quella imperiale, fino alle soglie del Sacro Impero romano.

Politici, reggenti e imperatori screditati dalle “malelingue” dell’intellighenzia, già a partire dal 181 a.c., consumano l’odio verso la parola colta e il suo mezzo: il testo scritto. Non siamo ancora giunti nell’epoca del celebre filosofo, oltre che scomodo oratore, Cicerone, eppure cataste su cataste di manoscritti bruciano nei roghi delle piazze principali di Roma e delle sue province sterminate. Le censure ai discorsi dei luminari della Grecia sono fatte passare per delle questioni “di buon costume”. Filosofi, storici, letterati, vengono imprigionati e costretti alla gogna o ancor peggio (secondo la morale dell’epoca) condannati all’esilio; così fu per il poeta e storico Tito Labieno che “non tollerò l’ingiuria e non volle sopravviver al proprio ingegno”. Piuttosto diede ordine che lo serrassero vivo nella “sua terra”.

Capitoli di storie truci e abbacinanti ma sempre vere e ottimamente documentate dalla vena storiografica di Mario Lentano che racconta la distruzione del Serapeo ( la seconda libreria più grande del mondo antico dopo quella alessandrina ) ordinata da Teodosio; e la tragica sorte della filosofa Ipazia, massacrata e abusata per direttiva di Cirillo, vescovo di Alessandria d’Egitto.

Così il mondo antico, come ci ragguaglia Lentano, ha scritto e riscritto la sceneggiatura di un rito destinato a ripetersi per un tempo lunghissimo. Dall’indice dei libri proibiti della Chiesa, alle ferocie del nazismo che si catapultò nel mondo con il rogo dei libri di Berlino, annunciando l’incedere di «un’età nuova». Ma oggi, per fortuna, i cupi presagi dei visionari Ray Bradbury e George Orwell sembrano cose lontane, “in apparenza smentite da una realtà nella quale la produzione di libri non sembra conoscere limiti”.

“C’è da chiedersi se questa conclusione ottimistica rappresenti davvero la vittoria definitiva”, o se l’impoverimento è tale da non costringere più il potere in balia di censure e controlli. “Agli uomini si può ordinare di tacere, ma non di dimenticare, scriveva Tacito. Oggi vorremo avere la stessa certezza”.

Mario Lentano è nato a Napoli nel 1964, è attualmente ricercatore di Lingua e letteratura latina presso l’Università di Siena. Ha tradotto e curato diversi classici del mondo greco e latino. Inoltre ha al suo attivo numerose pubblicazioni, tra cui Signa culturae. Saggi di antropologia e letteratura latina (2009) e Le ragioni del sangue. Storie e incesto e fratricidio nella declamazione latina (2009).