“Coco Chanel, il profumo del mistero” al Teatro Stanze Segrete

“Coco Chanel, il profumo del mistero” al Teatro Stanze Segrete

Recensione di “Coco Chanel, il profumo del mistero” (di Massimo Roberto Beato, con Nicoletta La Terra, Giovanni Carta, Marco Usai), in scena, dal 4 febbraio al 2 marzo, presso il Teatro Stanze Segrete a Trastevere.Capita che si può abbracciare il palco dell’accogliente e intimo Teatro Stanze Segrete – se così si può chiamare visto che tutto si svolge in quello che più che altro sembra un monolocale – anche in una fredda e piovosa serata di febbraio.

Capita pure che ti ritrovi ad attraversare il Novecento, in quella lunghissima stagione di continue cadute e rinascite che va da inizio secolo al secondo dopoguerra, attraverso la storia di una donna, Coco Chanel, di cui conosci il nome, immagini lo charme, consideri come una delle regine della moda ma di cui in fondo sai poco e niente.

Non sai per esempio che la sua vita non è solo stoffe e luci e colori e feste e stile e champagne ma dolore, tanto, e persino un’immersione totale nella più grande tragedia partorita dalla follia dell’uomo moderno.

Capita poi che vai a rivedere delle immagini su internet e trovi una somiglianza incredibile tra il personaggio reale e quello del palcoscenico e capisci che lo spettacolo che hai visto e che ti è piaciuto in tutta la sua struttura è qualcosa di più. Sì perché Nicoletta La Terra, attrice che hai visto recitare altre volte e che hai sempre considerato bravissima, riesce a immedesimarsi meglio di quanto avresti creduto, sfiorando quelle espressioni che dalle fotografie riproduci nella tua testa e metti in movimento.

Capita infine che ti intriga davvero questa Coco Chanel e questo “profumo del mistero” che si sparge nell’aria. Ti colpisce lo stile, l’eros delle armonie, l’attenzione ai dettagli che fece grande l’Europa.

In questo “romanzo di una vita” i protagonisti sono però i fantasmi (perfettamente messi in scena dagli attori) che circondano, più delle migliaia di comparse di un’esistenza.

Lo spettacolo, grazie all’ottima regia di Massimo Roberto Beato, si fa quindi racconto e racconto a suo modo esistenzialista, e i contorni di Coco Chanel – “impregnata” di stile, intrigo e di storia – si fanno sempre più chiari persino nelle contraddizioni. Così – all’interno di un allestimento statico ma indovinatissimo (merito di Jacopo Bezzi in collaborazione con Istituto Italiano della ModaIcona) – ci viene presentata una donna sicura di sé, del suo talento, della sua capacità di dettare le tendenze del tempo (storico il suo profumo n. 5 e le sue boutique) e, al tempo stesso capace di autoaffermarsi sopravvivendo agli eventi mostrando paure e debolezze.

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