Aleksandr Solzhenitsyn – Discorso all’Università di Harvard – 8 Giugno 1978 # 1

Aleksandr Solzhenitsyn – Discorso all’Università di Harvard – 8 Giugno 1978 # 1

Aleksandr Solzhenitsyn – Discorso all’Università di Harvard – 8 Giugno 1978 # 1 (Incipit + Mondo contemporaneo + Convergenza).

Come scrisse il «Corriere della Sera» quando decise di pubblicare, pochi mesi dopo l’incontro con gli studenti, il discorso di Aleksandr Solzhenitsyn all’Università di Harvard dell’8 Giugno 1978: “Si condividano o no le sue idee, Solženicyn pone le basi di uno dei dibattiti fondamentali del nostro tempo”. Con questo spirito decidiamo di riproporlo ai nostri lettori in versione integrale (ma diviso in più parti). 

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Incipit

Sono veramente felice di essere qui con voi in occasione del 327.o anniversario della nascita di questa antica e illustre università. I miei complimenti e i migliori auguri a tutti i nuovi laureati.

Motto di Harvard è “Veritas”. Molti di voi hanno già scoperto e altri lo scopriranno nel corso della loro vita, che la verità ci sfugge, non appena iniziamo a vivere sotto la nostra “bandiera”, lasciandoci per tutto il tempo l’illusione che stiamo continuando a esercitarla. Questo è fonte di grande discordia.  Inoltre, raramente la verità è dolce; è quasi sempre amara. Una parte di amara verità sarà anche nel mio discorso di oggi, che offro come amico, e non come avversario.

Tre anni fa, negli Stati Uniti, ho detto certe cose che sono state respinte e sono apparse inaccettabili. Oggi, tuttavia, molte persone sono d’accordo con quanto ho detto allora….

La divisione, nel mondo di oggi è percepibile anche con uno sguardo frettoloso. Chiunque facilmente identifica due potenze del mondo, ciascuna in grado di distruggere completamente l’altra. Tuttavia, troppo spesso la comprensione della divisione è limitata a questo concetto politico: l’illusione secondo la quale può essere abolito il pericolo attraverso il successo dei negoziati diplomatici o raggiungendo un equilibrio delle forze armate. La verità è che la divisione è più profonda, e che le spaccature sono più numerose di quanto si può vedere a prima vista. Queste divisioni profonde possono procurare il pericolo di un disastro per tutti noi, ricordando la verità antica per cui un regno — in questo caso, la nostra terra — non può continuare a vivere se è diviso in se stessa.

Mondo contemporaneo

Esiste oggi il concetto di terzo mondo: abbiamo così tre mondi. Tuttavia senza dubbio il loro numero è ancora maggiore; sono soltanto mondi troppo lontani per essere percepiti. Ogni cultura autonoma antica e profondamente radicata, soprattutto se si è diffusa su di una vasta parte della superficie della terra, costituisce un mondo indipendente, pieno di rebus e di sorprese per il pensiero occidentale. Come minimo, dobbiamo includere in questa categoria la Cina, l’India, il mondo musulmano e l’Africa, se accettiamo di accostare anche le ultime due per uniformità di visione. Per mille anni la Russia appartenne a una tale logica, anche se il pensiero occidentale ha sistematicamente commesso l’errore di negare il suo carattere particolare, e quindi non lo ha mai capito, così come oggi l’Occidente non conosce ancora a fondo la Russia comunista. Inoltre può essere che in anni passati il Giappone sia sempre più diventato un Far West, (ma io non voglio giudicare) e Israele, credo, non dovrebbe essere considerato come parte dell’Occidente, anche solo per il fatto decisivo del sistema stato  fondamentalmente legato alla religione. Per un tempo relativamente breve, il piccolo mondo dell’Europa moderna ha conquistato colonie in tutto il mondo, non solo senza trovare qualsiasi resistenza reale, ma anche con disprezzo dei valori della vita, nell’approccio con i popoli sottomessi. Tutto sembrava rappresentare un successo travolgente, senza limiti geografici. La Società occidentale si espandeva come trionfo dell’indipendenza dell’uomo e del suo potere. Ma all’improvviso il ventesimo secolo ha dimostrato con chiarezza la fragilità della società. Abbiamo visto che le conquiste sono state effimere e precarie (e questo, a sua volta, ha dimostrato i difetti della visione del mondo occidentale che ha generato queste conquiste). Le relazioni con il mondo ex colonialista, ora sono caratterizzati dall’estremo opposto, e il mondo occidentale presenta spesso un eccesso di attenzione, essendo comunque ancora difficile stimare le dimensioni del conto che gli ex paesi coloniali presenteranno all’Occidente ed essendo anche difficile prevedere se la rinuncia non solo delle sue ultime colonie, ma di tutto ciò che in esse possiede, sarà sufficiente all’Occidente per pagare questo debito.

Convergenza

Ma la persistente cecità che deriva dalla presunta “superiorità” occidentale, continua a far mantenere la convinzione per cui tutte le vaste regioni del nostro pianeta dovrebbero sviluppare e maturare il livello del sistema occidentale contemporaneo, il meglio in teoria, e il più attraente in pratica; si pensa che tutti gli altri mondi siano temporaneamente impediti (dai leader malvagi o da gravi crisi o dal loro barbarie e incomprensioni) di perseguire la democrazia pluralistica occidentale e di adottare il modo di vita occidentale. I paesi sono così giudicati sul merito del loro progresso in questa direzione. Ma in realtà tale concezione è un frutto della incomprensione occidentale dell’essenza degli altri mondi, ed è il risultato sbagliato del volere misurare tutto con il metro occidentale. L’immagine reale dello sviluppo del nostro pianeta ha poco a che vedere con tutto questo.

La teoria della convergenza tra i principali paesi occidentali e l’Unione Sovietica ha partorito l’angoscia di un mondo diviso. È una teoria che trascura il fatto che questi mondi non stanno affatto evolvendosi l’uno verso l’altro, dimenticando inoltre il rischio che possa esservi trasformazione non senza violenza. Inoltre, convergenza significa inevitabilmente accettazione dei difetti di un altro, e questo difficilmente può creare soddisfare per chiunque.

Se oggi mi rivolgo a un pubblico interessato a una analisi del mio paese, è per verificare se e come il modello globale di spaccature del mondo possa essere derivato dalle negatività dell’est. Considerando che il mio esilio forzato in Occidente dura da quattro anni, e poiché parlo adesso a un pubblico occidentale, credo che possa essere di maggiore interesse concentrarsi su taluni aspetti dell’ Occidente contemporaneo, così come li vedo.