“SubLimen” di Diego K. Pierini
Recensione del volume “SubLimen” di Diego K. Pierini.
Molte cose sorprendono, in queste storie. Una penna capace di delineare uno stato d’animo in pochi tratti. La sensibilità dello sguardo. L’intelligenza del dettaglio. La capacità di scartare sempre rispetto all’ovvio.
Sono racconti di uomini e donne, di ragazzini e di animali, di notti folli sotto le stelle e di legami. Ma anche di incubi, paure, verità nascoste e inaspettate, misteri, imprevisti e delitti quasi perfetti.
Una scrittura viscerale e coinvolgente, che sorprende e turba allo stesso tempo.
Non ci sono confini né limiti in queste storie dove regna la fantasia e l’immaginazione.
Tutto è evocato piuttosto che raccontato. La vita emotiva dei singoli personaggi è sapientemente resa in uno sfavillante intreccio di parole.
Una prosa di eccezionale intensità poetica, uno stile ricercato e accattivante, proprio di chi la lingua la conosce bene.
Diego K. Pierini, tra i massimi esperti di televisione e cultura digitale, esordisce nel campo della narrativa con SubLimen. L’autore stimola il lettore, pagina dopo pagina, creando nella sua mente dubbi e punti interrogativi. Mira l’attenzione sulla ricerca interiore e sul senso di spaesamento che la sua raffinata scrittura è in grado di trasmettere.
Pierini scrive un libro intenso, vivissimo e forte, che si legge d’un fiato ma che imprime un solco profondo dentro i pensieri.
Citazione: “Tutto quello che ricordava, era essere andata a dormire, ore prima. Ore che sembravano giorni. Normalmente, pensò intorpidita, il sonno è un varco temporale che ci fa entrare nell’unico pertugio aperto sullo specchio dei nostri turbamenti, così evitiamo di guardarli e notarci, riflessi, noi. Ci risvegliamo in un altro punto cronologicamente casuale della nostra esistenza, teletrasportati attraverso l’unica discontinuità che potremo mai conoscere. I sogni come salto, i sogni come ponte, le membra si dilatano e abbracciano il giaciglio, proiettandoci altrove. Nessun consiglio, porta, la notte”.