Intervista a Vanni Santoni, autore di "Personaggi precari"

Intervista a Vanni Santoni, autore di “Personaggi precari”

Intervista a Vanni Santoni, autore di “Personaggi precari” (Voland, 2013), un progetto che vede finalmente la sua edizione in volume.

Buongiorno, negli ultimi mesi sono usciti tantissimi libri su questo tema ma il tuo in realtà tratta più la precarietà che il precariato. Mi sbaglio? Chi sono questi personaggi precari? Ci vuoi dire qualcosa sul tuo progetto?

Essendo un progetto di lungo corso, Personaggi precari è mutato molto negli anni. Quando cominciai, a fine 2004, e l’avvio di questo progetto coincideva con l’avvio della mia attività di scrittura, i Personaggi precari erano introdotti da un testo che diceva:

“Mai come in quest’epoca di creatività spente e stereotipi c’è stato bisogno di personaggi disposti alla flessibilità. Solo così, affermano gli esperti, ci sarà una risalita nel livello della creatività media. I personaggi offerti da Personaggi precari sono disposti ad apparire indifferentemente in commedie, racconti, cortometraggi e lungometraggi, giochi di ruolo, serial tv, atti teatrali tradizionali e sperimentali, cartoni animati, romanzi, fumetti, trasmissioni radio e telefilm. I personaggi offerti da Personaggi precari sono disposti ad accettare ruoli sia primari che marginali, a tempo determinato o indeterminato, e autorizzano il datore di lavoro a disporre delle proprie prestazioni in modo assolutamente arbitrario, arrivando anche a umiliarli o ucciderli se la vicenda dovesse richiederlo. I personaggi offerti da Personaggi precari sono pienamente consapevoli della propria condizione di soggetti flessibili, atipici, interinali, sostanzialmente precari, e perciò non opporranno alcuna obiezione di utilizzo pur di lavorare. Perché la ripresa passa attraverso la flessibilità, o no?”

…si trattava dunque, per quanto l’approccio fosse ironico, di una specie di Adecco o Manpower di “personaggi in cerca di storia”, e io stesso spaziavo tra i generi, sperimentavo a 360°, perché il progetto era nato innanzitutto per darmi una disciplina, per forzarmi a scrivere qualcosa ogni giorno. 
Ci fu anche chi prese alla lettera queste parole e scrisse racconti usando come protagonisti quei personaggi, ma la verità è che quella era solo la forma embrionale del progetto: già nel 2006 avevo virato verso personaggi quasi sempre di ambientazione contemporanea, sempre meno descritti per “profili” o “schede personaggio” e sempre più attraverso frammenti di dialogo, lampi della loro vita, singole caratteritistiche, e pian piano capivo che l’ellisse, il non detto, in Pp,  era tanto importante quanto quello che invece sceglievo di dire, e anche che la precarietà era molto più interessante come fatto esistenziale che come fatto meramente giuslavoristico e sociale.

Il ritmo del libro è incalzante e modernissimo. Secondo te la forma utilizzata è la più giusta per descrivere la “liquidità” della nostra epoca e della nostra società?

Penso che sia una delle forme possibili. Certamente sono convinto che oggi sia diventato necessario, anche all’interno di un romanzo dall’impianto classico, trovare delle formule formali e stilistiche “molteplici” per descrivere l’entropia e il vortice valoriale e simbolico della società post-postmoderna.

Sono vicini il Vanni Santoni dei romanzi e il Vanni Santoni di questi frammenti? Quanto può influenzare il linguaggio della rete con quello della scrittura tradizionale?

Giusto ieri, alla prima presentazione romana del libro, il relatore Simone Ghelli tracciava una interessante linea di collegamento tra Personaggi precari e i miei romanzi Gli interessi in comune e Se fossi fuoco arderei Firenze: se quest’ultimo può essere considerato quasi costruito “estendendo” a cinque-sei pagine le cinque-sei righe che in Pp dedico in media a un personaggio, e mettendo gli stessi in collegamento tra loro, è vero che anche negli Interessi in comune utilizzavo la “forma Pp” nei capitoletti dedicati ai singoli protagonisti che si alternavano tra i capitoli lunghi e corali.

E se è vero che Personaggi precari nasce come progetto letterario per la rete – la brevità viene da lì – trovo che dia comunque il meglio in forma di libro.

Raoul Bruni nella postfazione ha portato come esempi di autori di micro narrazioni Manganelli, Pontiggia, Scerbanenco, Campanile. Tra questi chi ami di più? Qualcuno di loro ha “supportato” la tua idea?

Quando ho cominciato il progetto Personaggi precari, non conoscevo nessuno di loro. Ho cominciato a scrivere tardi e la mia formazione di lettore , per quanto vasta, era per lo più legata al romanzo russo, francese, inglese dell‘800, e agli autori americani del ‘900. Dunque nessuna influenza. Successivamente è capitato che Pp fosse paragonato al lavoro di questi e altri autori, e da lì li ho “scoperti”: tra queslli che cita Bruni sceglierei certamente Manganelli, ma volendo trovare degli ascendenti reali le più probabili influenze sono state Le città invisibili di Calvino e L’enciclopedia asistematica del tutto del mio socio Gregorio Magini.

Quale personaggio ti è rimasto più a cuore? Preferisci quelli più ironici, quelli più spietati o quelli più malinconici?

I figli, si sa, son tutti piezz’e core. Amo molto – vado a memoria – Karl, Simona, P., Reana, l’ultimo Vasilij.

Se tutto intorno è precario, cosa c’è di realmente stabile nella vita?

Visto che poi si muore, temo niente.

Avete pensato di farne un audiolibro? Sarebbe una buona idea. Ci vedrei bene anche uno spettacolo…

Non so molto di audiolibri, ma mi sembrano una cosa molto bella. Se qualche attore o attrice si offre di leggerli… È vero che in passato i Pp ebbero incarnazioni radiofoniche e teatrali e funzionavano piuttosto bene.

C’è altro che vuoi dirci sul libro?

Credo sia importante ricordare che non si tratta di una riedizione del libro del 2007 edito da RGB, ma di un libro completamente nuovo nei contenuti, dato che, a parte un pugno di personaggi che ho “salvato” da quel volume, raccoglie la “maturità del progetto”, tutta successiva al 2008.

Grazie mille. Buona promozione…

Grazie a voi!

Cliccando su questo link si può leggere la postfazione di Raoul Bruni (Le parole e le cose): http://www.leparoleelecose.it/?p=12529