Quando il carcere diventa luogo dell'anima. Intervista al poeta Milo De Angelis

Quando il carcere diventa luogo dell’anima. Intervista al poeta Milo De Angelis

Breve intervista al poeta Milo De Angelis, una delle voci più significative della poesia italiana contemporanea.Milo De Angelis è tra le voci più significative della poesia italiana contemporanea, vive a Milano, dove è nato nel 1951 e dove insegna nel carcere di massima sicurezza di Opera. Una presenza forte quella di Milano e della sua periferia nella poesia di De Angelis. “La periferia, a Milano, evidenzia Milo- in particolare, non è solo periferia di un qualcosa, ma è un mondo con le sue voci e i suoi colori”. Una poesia, la sua, che va dritto al cuore delle cose e al loro mistero, dunque, una poesia che lotta con l’oscurità e la perdita di senso dell’esistere, ma che sa anche trovare squarci d’affettività e confrontarsi con una quotidianità concreta. L’imperativo categorico e l’infinito presente,sono i punti cardini su cui si fonda la poesia di De Angelis, dalla sua raccolta d’esordio “Somiglianze” (Guanda 1976), dove ricorrono tematiche forti, legate al mito dell’infanzia e dell’adolescenza, fino ai due più recenti libri,“Tema dell’addio” (Mondadori, 2005), che è una emozionante testimonianza lirica sul senso del distacco di una persona cara e “Quell’andarsene nel buio dei cortili” (Mondadori, 2010). Con Milo De Angelis abbiamo parlato di poesia durante il festival di poesia contemporanea “Verso libero” organizzato dall’Associazione Culturale che porta il nome di Libero De Libero, al quale è stato dedicato il Premio di poesia edita “Solstizio”, come il titolo di una delle raccolte più importanti del grande poeta di Fondi.

Libero De Libero, dice bene Carlo Bo, “ha speso tutta la sua vita inseguendo un disegno tra i più alti del nostro tempo per dignità, per forza di tensione, mai toccato da suggestioni di comodo o calcoli di successo.” Cosa c’è di attuale nella sua poesia?

C’è il senso della tradizione. È un poeta che ha saputo far rivivere la dimensione antica, classica e infinita della poesia. L’ha fatta con parole vive, attuali. E, poi, il senso del viaggio che è un grande tema di De Libero, non solo di un viaggio da un luogo all’altro, ma anche dentro la sua stessa anima, quella che lui chiamava l’“avventura di restare.

Cos’è la poesia per Milo De Angelis?

È un gesto di sintesi, la concentrazione in poche parole dei grandi temi che percorrono l’anima umana, che debbono essere detti nella brevità, nella incisiva brevità tipica della tradizione poetica. La poesia non è mai facile o confidenziale e parla di zone oscure, segrete, profonde. D’altronde, la poesia è trovare un nesso estraneo tra figure che sembravano lontane e che poi nel verso rivelano la loro parentela, la loro somiglianza.

Il tema del “ritorno” è stato sempre vivo e acceso, e, nei tuoi ultimi due libri diventa il centro della tua poesia. “I luoghi ci chiamano, i luoghi amati, in cui siamo entrati una volta con amore, ci chiamano continuamente”. Il carcere, dove tu lavori, può ispirare poesia?

Il carcere è un luogo di massima sorveglianza, e già questo lo avvicina alla poesia. Ma è anche un luogo di trauma, di memoria, di redenzione, di desideri ridotti all’essenziale, quindi, è un luogo di sottrazione, e per questo è un luogo poetico. È comunque un luogo dove la poesia può trovare ispirazione. Infatti, sto scrivendo un poemetto sul carcere, ma qui “carcere” viene inteso anche come luogo dell’anima, come prigionia a cui è condannato ogni poeta che deve fare sempre i conti con le parole in un rapporto a tu per tu a volte estenuante.

Giovanna Sicari era una poetessa e anche tua moglie. Il “Tema dell’addio”, con cui hai vinto il Viareggio nel 2005, è interamente dedicato a lei. A dieci anni della sua prematura scomparsa, qual è il tuo ricordo?

In Tema dell’addio, la morte mi ha chiesto di parlare e per non esserne sopraffatti occorreva scriverla. Giovanna era una grande poetessa, una grande donna. Era la luce e il sorriso eterno. Aveva capacità di associare cose che sembravano lontane ma che lei con la sua velocità analogica rendeva improvvisamente, magicamente vicine. Era una poetessa nata poetessa, di puro talento d’istinto e di vocazione. Era una donna ispirata e respirava nella poesia.

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