"Io mi considero un apprendista cristiano": intervista a Eraldo Affinati

“Io mi considero un apprendista cristiano”: intervista a Eraldo Affinati

Leone D’Ambrosio intervista Eraldo Affinati, scrittore il cui ultimo romanzo si intitola “Vita di vita” (Mondadori). Molte le tematiche trattate.

L’ultimo romanzo di Eraldo Affinati s’intitola Vita di vita ed è la storia di un viaggio africano insieme a Khaliq, “le cui radici strappate vengono raccolte dai fantasmi dei partigiani trucidati dai nazisti, i quali sembrano consegnare ai nostri adolescenti inquieti il testimone incandescente della loro giovinezza spezzata”. Il libro è stato presentato presso la facoltà di lettere e filosofia dell’università di Roma Tor Vergata, dai professori Rino Caputo, Andrea Gareffi e Fabio Pierangeli. A Eraldo Affinati, dopo l’incontro, abbiamo rivolto alcune domande.

Perché Vita di vita?

È stata la conoscenza di un mio studente khaliq,  il quale mi ha chiesto di andare in Africa a conoscere sua madre. Me l’ha chiesto soprattutto perché io  ripristinassi la realtà ai suoi occhi.

In Campo sangue hai raccontato il tuo viaggio a piedi, in treno, in autobus da Venezia ad Auschwitz, cinquant’anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Hai voluto ripercorrere così  il “pellegrinaggio” di tua madre verso i campi di sterminio tedeschi. L’orrore di ieri è uguale o diverso da quello di oggi?

Ovviamente oggi non ci sono più camere a gas per fortuna, però c’è la deresponsabilizzazione che è all’origine di Auschwitz, dei campi di sterminio. Molto spesso oggi ci basiamo sul compito che stiamo facendo senza tenere presente i contesti. E questo è stato il rischio e anche la condizione che ha portato ai lager tedeschi.

Un luogo di lavoro particolare come la “Città dei ragazzi” dove insegni, è un luogo dove trai anche l’ispirazione dei tuoi romanzi?

Si, io traggo ispirazione dalla mia attività quotidiana. Sia di insegnante sia  di viaggiatore, di uomo sostanzialmente. Il messaggio che voglio d’are è intensificare l’esistenza.  Cioè fare in modo che la letteratura non sia carta ma sia sangue e carne.

Leone Tolstoj era l’autore che più di ogni altro riassumeva le domande intorno a cui ti “arrovellavi”. Quali altri scrittori sono diventati punti di riferimento?

Si, il mio preferito è Leone Tolstoj, a lui ho dedicato Veglia d’armi, naturalmente lo metto assieme a Fëdor Dostoevskij. In qualche modo a livello italiano potrei citare una buona genealogia che va da Giovanni Verga a Beppe Fenoglio. Sostanzialmente sono quegli autori che puntano sull’esperienza ma riescono a costruire una lingua nuova.

Anche Mario Rigoni Stern è uno scrittore che ammiri e senti affine.

Conoscevo l’indimenticabile scrittore di guerra, a cui dobbiamo testi memorabili come Il Sergente nella neve, Quota Albania, Ritorno sul Don, numerosi racconti, nonché lo straordinario Storia di Tönle, per citare soltanto qualche suo libro. Mario era come un vecchio artigiano che batteva sempre sullo stesso legno, ma ogni volta ce lo ripresentava diverso, con riflessi e luminosità inaspettate.

Da sempre hai assunto una posizione antropologico-religiosa. Quindi ti ritieni uno scrittore cristiano?

Io mi considero un apprendista cristiano. L’apprendista è quello che va in laboratorio a vedere i pezzi come funzionano: il cacciavite, il tornio. Così io sono un apprendista cristiano, quello che fa ricerca e questo me l’ha insegnato Dietrich Bonhoffer, su cui ho critto un libro intitolato Un teologo contro Hitler. 

Il tuo prossimo libro?

Sarà un libro su Don Lorenzo Milani, un grande educatore, un maestro, su cui si è molto speculato. Negli ultimi tempi lo si è contestato, fraintendendolo profondamente.

Eraldo Affinati è nato a Roma nel 1956. Ha pubblicato Veglia d’armi. L’uomo di Tolstoj (Marietti, 1992, Mondadori, 1998); Soldati del 1956 (Marco Nardi, 1993, Mondadori, 1997); Bandiera bianca (Mondadori, 1995, Leonardo, 1996); Patto giurato. La poesia di Milo De Angelis (Tracce, 1996); Campo del sangue (Mondadori, 1997); Uomini pericolosi (Mondadori, 1998); Il nemico negli occhi (Mondadori, 2001); Un teologo contro Hitler.Sulle tracce di Dietrich Bonhoeffer (Mondadori, 2002); Secoli di gioventù (Mondadori, 2004); Compagni segreti. Storie di viaggi, bombe e scrittori (Fandango, 2006); La Città dei Ragazzi (Mondadori, 2008); Berlin (Rizzoli, 2009); Peregrin d’amore. Sotto il cielo degli scrittori d’Italia (Mondadori, 2010); L’11 settembre di Eddy il ribelle (Gallucci, 2011); Elogio del ripetente (Mondadori, 2013). Ha curato l’edizione completa delle opere di Mario Rigoni Stern, Storie dall’Altipiano (‘I Meridiani’, Mondadori, 2003). È autore, insieme alla moglie Anna Luce Lenzi, di Italiani anche noi. Corso di italiano per stranieri. Il libro della scuola Penny Wirton (Il Margine, 2011), Vita di vita (Mondadori, 2014).

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