"Memoria della notte" di Juan Carlos Mestre # Traduzione di Tomaso Pieragnolo

“Memoria della notte” di Juan Carlos Mestre # Traduzione di Tomaso Pieragnolo

“Memoria della notte” è una poesia di Juan Carlos Mestre tratta da “La visita de Safo” (León, Colección Provincia, 1983) e tradotta da Tomaso Pieragnolo.

Memoria della notte di Juan Carlos Mestre

Questa notte e non in altra notte più vicina o spogliata
comincerò a vivere
è che è passato un uomo alto come un eucalipto
e non sono io
quando chiede del padrone delle macellerie
ed entra allora e clausura tutto il sangue
e i clamori del mondo muggiscono ormai così gioiosi
di tutta la vita e di nessuna morte.
Questa notte e non in altra notte più dolorosa o profonda
comincerò a nascere
è che è passato un bambino con più fucili che risa
e non sono io
quando chiede del padrone della fame
e la speranza totale della terra si commuove
ormai di vendetta o d’ira.
Questa notte e non in altra notte più triste e oscura
comincerò a credere
è che è passata una donna somigliante a mia madre
ed anche io sono
quando chiede di me e mi riconosco
ormai di dolore o di vergogna.
Questa notte e non in altra notte più crudele o suicida
comincerò a morire
è che mi ha salutato colui che mi odia
e non sono io
quando chiede il mio mestiere terribile di dolcezza
e già un proiettile mi sogna.
Questa notte e non in altra notte più desiderata e amata
comincerò a cantare
è che il silenzio percorre le mie cose
e non sono io
quando zittiscono nel terrore le stelle
ormai sentenza o castigo.
Questa notte e non in altra notte più cieca e nascosta
apparirò d’improvviso
è che a tanti hanno ridotto l’ombra
che nemmeno sono io
quando tutti eravamo ed ora non esisti
ormai desolazione e miseria.
Questa notte e non in altra notte più bella e intuita
domanderò del pane
è che è passata la morte tutta incendiata di grano
e non sono io
quando risponde la pioggia cadendo nel nulla
ormai pazienza o travaglio.
Questa notte e non in altra notte più incerta o menzogna
mi confesserò del timore
è che hanno acceso un fuoco
e sono nella sua fiamma
quando arde il desiderio proibito
ormai differenza o peccato.
Questa notte e non in altra notte più confidente e amica
mi arrenderò con pena
è che una carezza mi accusa
e non sono io
quando appuntano il mio nome nell’aria
ormai condannato o allegro.
Questa notte e non in altra notte più fredda o aliena
mi dirigerò verso sempre
è che mai termina la morte
e non sono io
quando maltrattano il bacio con ira
ormai religione o sconfitta.

Questa notte e non in altra notte più notte ed eterna
penserò che respiro
è che una parola si affoga in un libro
e non sono io
quando applaudono ciò che è orribile del mondo
ormai consacrazione o veleno.
Questa notte e non in altra notte più desolata e persa
scriverò al tiranno
è che passa mia nonna con fiori, con vita
e non sono io
quando piange vuota di fronte al cielo
ormai litania o miracolo.
Questa notte e non in altra notte più nascosta e lontana
mi fermerò con te
è che capita un mostro nelle selve dell’anima
e non sono io
quando invocano ferite e ferite
ormai governi o leggi.
Questa notte e tutte le notti del giorno
ti dirò mia amica colpevole
è che sta passando la vita
e non sono io
quando un uomo si siede e ci parla
ormai distruzione o poesia.

traduzione e cura di Tomaso Pieragnolo

Memoria della noche di Juan Carlos Mestre

Esta noche y no en otra noche más cercana o desnuda
voy a empezar a vivir
es que ha pasado un hombre alto como un eucalipto
y no soy yo
cuando pregunta por el dueño de las carnicerías
y entonces entra y clausura todas las sangres
y los clamores del mundo mugen tan gozosos
ya de la vida toda y de la muerte ninguna.
Esta noche y no en otra noche más doliente o profunda
voy a empezar a nacer
es que ha pasado un niño con más fusiles que risas
y no soy yo
cuando pregunta por el dueño del hambre
y la esperanza general de la tierra se conmueve
ya de venganza o de ira.
Esta noche y no en otra noche más triste y obscura
voy a empezar a creer
es que ha pasado una mujer parecida a mi madre
y yo también soy
cuando pregunta por mí y yo me reconozco
ya de dolor o vergüenza.
Esta noche y no en otra noche más cruel o suicida
voy a empezar a morir
es que me ha saludado el que me odia
y no soy yo
cuando pregunta mi oficio terrible de dulzura
y ya una bala me sueña.

Esta noche y no en otra noche más deseada y querida
voy a empezar a cantar
es que el silencio recorre mis cosas
y no soy yo
cuando se callan en el miedo las estrellas
ya sentencia o castigo.
Esta noche y no en otra noche más ciega y oculta
voy a aparecer de repente
es que a tantos han ido reduciendo a la sombra
que ni soy yo
cuando estábamos todos y ahora no existes
ya desolación y miseria.
Esta noche y no en otra noche más bella y sentida
voy a preguntar por el pan
es que ha pasado la muerte toda encendida de trigo
y no soy yo
cuando responde la lluvia cayendo en la nada
ya paciencia o trabajo.
Esta noche y no en otra noche más incierta o mentira
voy a confesarme del miedo
es que han encendido una hoguera
y soy también en la llama
cuando arde el deseo prohibido
ya diferencia o pecado.
Esta noche y no en otra noche más confiada y amiga
voy a rendirme con pena
es que una caricia me acusa
y no soy yo
cuando apuntan mi nombre en el aire
ya condenado o alegre.
Esta noche y no en otra noche más fría o ajena
voy a marcharme hacia siempre
es que nunca la muerte termina
y no soy yo
cuando maltratan el beso con ira
ya religión o fracaso.

Esta noche y no en otra noche más noche y eterna
voy a pensar que respiro
es que una palabra se ahoga en un libro
y no soy yo
cuando aplauden lo horrible del mundo
ya consagración o veneno.
Esta noche y no en otra noche más desolada y perdida
voy a escribir al tirano
es que pasa mi abuela con flores, con vida
y no soy yo
cuando llora vacía ante el cielo
ya letanía o milagro.
Esta noche y no en otra noche más escondida y lejana
voy a quedarme contigo
es que ocurre un monstruo en las selvas del alma
y no soy yo
cuando claman heridas y heridas
ya gobiernos o leyes.
Esta noche y todas las noches del día
voy a decirte mi amiga culpable
es que está pasando la vida
y yo no soy
cuando un hombre se sienta y nos habla
ya destrucción o poesía.

 

Juan Carlos Mestre è nato in Spagna a Villafranca del Bierzo, León, nel 1957. Poeta e artista visuale, è autore delle raccolte Siete poemas escritos junto a la lluvia (1982), La visita de Safo (1983), Antífona del Otoño en la Valle del Bierzo (1985, Premio Adonais), Las páginas del fuego (1987), La poesía ha caído en desgracia (1992, Premio Jaime Gil de Biedam) e La tumba de Keats (1999, Premio Jaén de Poesía), quest’ultimo scritto durante la sua permanenza a Roma come borsista dell’Accademia di Spagna. La sua opera poetica dal 1982 al 2007 è stata raccolta nella antologia Las estrellas para quien las trabaja, pubblicata nel 2007. Ha realizzato le antologie poetiche di Rafael Pérez Estrada (La palabra destino, 2001) e di Rosamel del Valle (La visión comunicable, 2001) ed è autore de El universo está en la noche (2006) libro sui miti e le leggende mesoamericane. Le sue opere grafiche e le sue sculture sono state esposte nelle gallerie di Spagna, Stati Uniti, Europa ed America Latina. La sua poetica, arricchita da una ampia conoscenza delle arti pittoriche e plastiche, continua e supera con personalità e finezza le istanze espressioniste e surrealiste, giungendo ad una forma poetica in esperto equilibrio tra ritmo e misura; le reminescenze romantiche aggiungono alla sua creatività un onirismo mai eccessivo, un colore spesso estatico e sognante come se l’autore sempre si muovesse nella raffigurazione della propria poesia.

ciervo - Juan Carlos Mestre