"Medaglioni" di Fernanda Pivano

“Medaglioni” di Fernanda Pivano

Recensione di “Medaglioni” (Skira, 2015) di Fernanda Pivano, un viaggio attraverso gli occhi una delle più grandi intellettuali italiane del Novecento.

Fernanda Pivano e gli Stati Uniti, gli States, gli Usa, l’America. Fernanda Pivano e la Beat Generation, la generazione sbattuta e beata, il beat it, Kerouac, Ginsberg, Ferlinghetti, la Book City Lights, San Francisco, gli sbandati del Big Sur, i poeti sbandati. Fernanda Pivano e l’antologia di Spoon River, Edgar Lee Masters, Fabrizio de André. Fernanda Pivano e le Leggende americane, Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Dorothy Parker, William Faulkner, Walt Whitman. Fernando Pivano e Genova, Pavese, Calvino, l’Italia.

Sì, Fernanda Pivano si può associare a tantissime cose perché tantissime sono le cose che, a pensarci bene, si possono associare a lei, una delle maggiori intellettuali e scrittrici e voci italiane del Novecento.

In Medaglioni – volume ben curato dalla casa editrice milanese Skira, sempre attenta ai particolari estetici, come la copertina in cui l’autrice appare sorridente in una bella fotografia in bianco e nero – Fernanda Pivano torna a parlare. Non è però uno dei soliti lavori postumi, pubblicati soltanto per fini memoriali o economici. È, anzi, un ottimo strumento per conoscere la sua scrittura e per osservare il mondo attraverso gli occhi di molte personalità di questo Novecento che abbiamo lasciato ormai alle spalle da lei conosciute, raccontate e portate alla ribalta.

I medaglioni sono “ciondoli di metallo prezioso da portare al collo, contenente l’immagine di una persona cara o altro ricordo”. Ecco: le persone da lei raccontate sono persone care allo stesso modo di parenti o amici stretti, ricordi condivisi e da condividere ancora con le generazioni a venire.

Le immagini, in questo libro, ballano intorno a noi. Bisogna sforzarsi per fare un po’ di ordine e non ci si riesce. Sono più di cento ritratti che hanno come unico elemento comune quello di portare nel grembo il significato stesso di Novecento.
La curiosità di Fernanda Pivano “onnivora e vorace” (dalla prefazione di Enrico Rotelli) ci conduce per mano in più di “sessant’anni di attività ininterrotta”. Eccoli, allora, mostrarsi ai nostri occhi questi medaglioni: ritratti di intellettuali, scrittori, artisti, musicisti, cantautori, registi, attori, politici. Fernanda Pivano annota, descrive, giudica.

Tutto è presentato per tematiche: Arte, Musica, Giornalismo e Editoria, Scienza, Architettura, Società, Letteratura, Cinema, Danza e Teatro.

Ecco allora che ritroviamo Picasso “basso e tarchiato, vestito in calzoni da marinaio e casacca a fiorellini degni di Musset”; la “straordinaria gentilezza” di Ennio Flaiano; la bella, bellissima, Katharine Hepburn o la la raffinata Marlene Dietrich; Enzo Biagi che ha il merito di farla  “pubblicare su Epoca il primo articolo su Jack Kerouac uscito in Italia contro il parere del direttore ufficiale”; l’enigmatica Peggy Guggenheim; il giovane Andrea Pazienza Andrea Pazienza, «precoce interprete di un mondo acido e sballato» degli anni Sessanta.

È tanta roba, insomma, questo libro. Un affascinante viaggio che, ancora una volta, riusciamo a iniziare sottobraccio a Fernanda Pivano.

Non pensavo sarebbe potuto succedere ancora. Ed è bellissimo.

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