"Gli amori infelici non finiscono mai" di Isabella Borghese

“Gli amori infelici non finiscono mai” di Isabella Borghese

Recensione di “Gli amori infelici non finiscono mai” (Perrone, 2014) di Isabella Borghese.

Provate ad immaginare la vita di un uomo incapace di riconoscere i volti delle persone. Persino il proprio. Questa è la storia dell’Uomo senza Volto, il protagonista maschile del nuovo romanzo di Isabella Borghese “Gli amori infelici non finiscono mai” (Giulio Perrone Editore).

Un titolo che affascina, e non poco. Ma non solo un semplice romanzo d’amore. Si parlerà di sentimenti, certo, ma questi serviranno da cornice per affrontare tematiche estremamente attuali come la precarietà e il problema della mobilità romana.

“La tua difficoltà principale consisterà nella completa inabilità a imparare volti nuovi e nel riconoscere facce familiari.”
Queste le parole pronunciate dal neuropsicologo all’Uomo senza Volto a seguito di un terribile incidente stradale che lo ha visto protagonista. Si salverà, la convalescenza sarà lunga ma la sua vita non potrà mai più essere quella di un tempo. D’ora in avanti dovrà cercare di convivere con la prosopagnosia, una disfunzione del sistema nervoso che impedisce di riconoscere i volti altrui. Un disturbo poco conosciuto ma non per questo non diffuso e reale, a cui l’autrice ha voluto dare maggior respiro attraverso le vicende del protagonista.

Un uomo che di punto in bianco si trova a ricominciare una vita da capo. Solo e fragile vive con insicurezza una quotidianità che ormai non gli appartiene. Vedersi e non riconoscersi. Doversi dare dei pizzicotti sulla guancia per avere la certezza che l’immagine riflessa nello specchio sia la propria. Accogliere con gelo ed imbarazzo i saluti e gli abbracci di amici, ormai estranei. Questa la sua nuova condizione.

Un solo ricordo lega l’Uomo senza Volto al passato, l’unico al quale non intende rinunciare: l’amore per Gisella Montàr. E per mantenerne vivo l’amore, ogni giorno promuove il romanzo d’esordio della donna fuori la libreria Alice nel paese delle meraviglie. Questo il suo più sincero atto d’amore nei confronti di una donna che ha amato tanto e che ora nemmeno riconoscerebbe.

Ed è proprio qui, fuori la libreria, che la storia dell’Uomo senza Volto si intreccia con quella di Eszter. Ogni giorno, prima di andare a lavoro, sale sull’autobus 60 per andare ad osservare la strana iniziativa dell’uomo e per capire com’è la vita di una persona che non riconosce i volti degli altri. Ma dai viaggi sul bus emerge una forte denuncia della Borghese. Un disagio vissuto a più livelli, tanto dagli utenti che dagli autisti.
Passeggeri che attendono nervosi autobus sempre in ritardo, sospiri di sollievo alla vista del mezzo che fa capolino da lontano e ritrovarsi poi ammassati, senz’aria, per di più con parti del corpo che restano incastrati tra le porte. Immagini grottesche, sì, capaci anche di suscitare sorrisi nei lettori che non tardano a riconoscersi in queste sequenze, ma che descrivono efficacemente uno spaccato della realtà romana.
“Siamo persone sì, ma lì dentro ci trasformiamo contro voglia in pezzi di tetris. Nessuno vince, nessuno perde. O ci si incastra bene oppure, nel caso accada in modo errato, ci sarà qualche centimetro vuoto da riempire con imprecazioni, sbeffeggiamenti, grida spazientite…”

C’è poi il disagio degli autisti. Lavoratori costretti ad esercitare il proprio mestiere in pessime condizioni, con ferie e diritti troppo spesso non rispettati. Come restare indifferenti davanti alla frustrazione del conducente che non può festeggiare il compleanno della figlia perché l’azienda gli nega il giorno libero?

Eszter è lì che osserva. Osserva e ci racconta tutto. L’autobus diventa in questo senso il luogo di osservazione privilegiato e di percezione della quotidianità.

Ma la storia di Eszter è anche altro. Eszter è anzitutto una donna, precaria dell’editoria di giorno e cameriera di notte. È una donna ancora innamorata di Lajos, un uomo sposato. Il loro è un amore che, al tempo della lettura, è già finito ma che i lettori possono rivivere grazie ai ricordi della protagonista che immergono nei giorni felici della loro relazione.

Un amore profondo, anche se destinato a restare confinato nell’ombra. Anche se vissuto in quei pochi ritagli di tempo che i due amanti riescono a concedersi. Un’affinità non solo fisica ma anche e soprattutto intellettuale. Un legame bruscamente interrotto e a cui Eszter non intende rinunciare. Non così, non senza una spiegazione.
E se è vero che “Gli amori infelici non finiscono mai”, Eszter potrà un giorno rivivere il suo amore?

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