“2142” di Alex Cantarelli
Recensione di “2142” di Alex Cantarelli.
La fantascienza è, purtroppo, uno dei sottogeneri della narrativa più sottovalutati di sempre, forse perché il cinema commerciale ci ha abituati a storie da cartoon inverosimili, che l’uomo medio (sempre più privo di immaginazione e fantasie) ritiene “bambinate”. Eppure, la fantascienza è forse il più versatile e il più utile dei sottogeneri, perché per scriverne è necessario possedere una capacità di analisi olistica non comune. La vera fantascienza non è solo immaginare tecnologia futuribile e pianeti sconosciuti, ma analizzare l’uomo in relazione alla scoperta di questa tecnologia e di questi pianeti. E non solo: per visualizzare e mettere su carta il mondo che sarà, è davvero importante comprendere il mondo è che stato e che è oggi. Tutto questo è presente in 2142, la prima opera narrativa di Alex Cantarelli e la sua raccolta di racconti è la dimostrazione che la fantascienza non è il sottogenere dei nerd cui la televisione americana ci ha abituati, ma è il genere dei filosofi. Non è un caso che i primi autori di storie proto-fantascientifiche siano stati dei filosofi (Luciano, Dante, Tommaso Moro, Voltaire e molti altri). E questa è, inoltre, la dimostrazione che la filosofia, benché considerata dall’uomo di strada odierno un’attività un grado sotto l’inutilità, quando è ben esposta può aiutarci a mettere a fuoco la realtà e ad ammonirci, perché la posta in gioco, la nostra umanità, è davvero troppo alta.
La raccolta è composta di otto racconti, tutti intitolati con delle lettere puntate o con dei brevi acronimi o sigle, indice che nel mondo futuro di Cantarelli non c’è spazio per i nomi completi, non c’è spazio per l’identità. Ognuno dei racconti esplora molti dei topoi classici della fantascienza: corporazioni e multinazionali prive di scrupoli, realtà virtuali, esplorazioni spaziali e planetarie, transumanesimo cibernetico. Il filo conduttore che lega ognuno degli episodi, ambientati tutti nell’anno che dà titolo all’opera, è la ricerca di qualcosa che si è quasi totalmente perduto: l’umanità.
Il P.N. i governi hanno imposto ai cittadini un programma nutrizionale personalizzato, creato da una compagnia nello stile dell’OCP antagonista del film RoboCop; AK-921 è una serie di resoconti fatti dall’ultimo sopravvissuto di una spedizione extrasolare che, man mano che casa sua si allontana nel tempo e nello spazio, è sempre più legato al ricordo di ciò che era; da Beta-C, racconto dal finale sorprendente, traspare la superiorità dell’umanità contro la sua degenerazione trans-umana; in N. un anonimo periegeta ci offre la commossa visione di un pianeta simile ad un’Arcadia stellare, dove una nuova umanità vive in armonia con la Natura; O.d.P narra dei tentativi di un’organizzazione che ha intenzione di rendere l’uomo un non-uomo, privo cioè di identità, per ricreare una civiltà senza diseguaglianze; F. è un vero e proprio inno alla Filosofia classica, in cui appaiono i nomi più celebri pensatori della Grecia Antica, quasi del tutto dimenticati nel 2142; C.d.S. si riallaccia a Beta-C e si presenta in forma di lettera d’addio di una madre morente al proprio figlio, nonostante la tecnologia le stia permettendo di aggirare la morte così come la intendiamo noi. P. chiude la trilogia del transumanesimo e mostra, un secolo dopo i precedenti racconti, un’umanità ormai del tutto post-umana alla ricerca di ciò che era.
L’abilità di Alex Cantarelli come scrittore si nota racconto per racconto. Ognuno dei componenti dell’antologia non è mai scritto come quello che lo precede o che lo segue. L’autore sa usare con efficacia, anche se con un po’ troppa asciuttezza, la terza persona come la prima persona e la forma dialogica come la forma epistolare. In Beta-C, poi, dimostra di sapere come fare a rendere il medium della carta stampata, considerato da tutti sempre più obsoleta e monotona, a dir poco capace di sorprese, in grado di spiazzare anche il più smaliziato dei lettori.